Qui dovrebbe esserci un riassunto, ma onestamente chi li legge i riassunti? Per saperne di più vi rimando alla prima puntata di questo racconto scritto da sette autori differenti per stile e genere, ognuno libero di portare il suo personaggio dove vuole.
[26] Lauren (scritto da Maida del blog cuoreruotante)
Dei rumori in sottofondo mi ridestano dal mio sonno. Apro con fatica una palpebra per vedere da dove provengono e quando mi accorgo che Alex ha appena varcato la soglia divento vigile in un attimo. Mi alzo in piedi di scatto e senza neanche ricompormi vado da lui ad abbracciarlo. «Finalmente fratellone, mi tocca sempre aspettarti», lo ammonisco stropicciandomi gli occhi.
«Lauren, piccola peste, lo sai che sono un uomo pieno di impegni», risponde sorridendo.
Mi distacco guardandolo male, sa quanto odi quel soprannome.
Sto per rispondergli per le rime quando alle sue spalle vedo spuntare lo straniero con tutto il suo giubbotto. Ma non avrà caldo?
Lascio perdere Alex e mi avvicino al rompipalle del mio weekend.
«Proprio lei stavo cercando», sbuffo porgendogli le monete che tengo strette nella mano.
«Mi scusi, non capisco.»
Uomini!
Gli sventolo la mano sotto il naso fino a mettergliela direttamente sul petto. «Ha pagato troppo la consumazione. Sono venuta qui a portarle il resto», cerco di spiegargli.
«Sul serio?» Si interroga ridendo.
Cosa avrà da ridere?
Oddio, sarà per colpa dei miei capelli arruffati?
Che sfacciato!
Lascio cadere le monete avviandomi verso l’uscita.
Alex! Stavo per andarmene senza salutarlo, conoscendolo si sarebbe offeso. Mi giro per avvertirlo che sto tornando a casa quando lo vedo discutere con una donna e poi trascinarla via in un’altra stanza.
Ma non poteva mettersi a fumare? E’ un vizio meno pericoloso del frequentare ogni genere femminile che respiri.
Lo lascio ai suoi chiarimenti e mi dirigo verso la mia macchina.
«Grazie.»
Per poco non mi viene un colpo, intenta a cercare le chiavi nella borsa non mi ero accorta che il rovina giornata mi fosse venuto dietro. Cosa vuole ancora?
Mi volto per guardarlo ma i miei occhi riescono solo a mettere a fuoco la pistola che tiene in mano pur nascosta in parte dal giaccone.
I peli mi si rizzano mentre rimango senza parole. In giro non c’è anima viva e spero di continuare a esserlo anche io.
«Come ti chiami?» Domanda.
«Come?» Che gli importa.
«Qual è il tuo nome?» Insiste.
«Lauren», lo accontento.
«Bene Lauren, adesso saliamo in auto e ce ne andiamo da qui. Subito.» Rimarcando sull’ultima parola non sapendo che era già stata la presenza della pistola a farmi cedere.
Mi metto alla guida cercando di nascondere il tremolio delle mani,
«Muoviti, fai come se dovessi andare dal parrucchiere a prendere l’ultimo posto.»
«Me li faccio da sola i capelli!»
«Non volevo infierire, ma un po’ si vede. Senti, non voglio farti nulla ma solo se sarai brava e buona. Ho bisogno, diciamo, di un riparo per la notte. Puoi pure dirigerti verso casa tua.»
«Riparo? Intendevi nascondiglio», lo sbeffeggio giusto per fargli capire che non sono così stupida come pensa.
Tace guardando dal finestrino.
Chissà da chi e cosa si sta nascondendo.
Dopo un quarto d’ora parcheggio davanti a casa mia.
«Ecco la mia umile dimora, ti avverto che c’è solo libero il divano», che non si faccia venire in mente strane idee.
So di essere solo un suo ostaggio, che magari dovrà fare fuori per non essere identificato, ma che non creda di poter fare di me quello che vuole.
«Andrà benissimo, e non ti preoccupare, ho altri gusti», si affretta a mettermi al corrente.
«Meglio, almeno non mi struggerò dal dolore quando mi ammazzerei», ribatto dirigendomi verso il bagno.
«Ehi, dove stai andando? Spegni il cellulare e portalo qua, chiudi ogni serranda e tapparella e il divano lo occupiamo in due, non voglio che tu mi sfugga stanotte, mi servi ancora.»
«Ho bisogno di farmi una doccia e di cambiarmi. Io dormo nel mio letto che è di fianco alla cucina, ci sono tre stanze in questa casa dove vuoi che vada?»
«Non mi sono mai fidato troppo delle donne e non inizierò a farlo ora, quindi vai pure in bagno, rimarrò fuori dalla porta e anche a me serve una doccia, starai dentro con me mentre la faccio. Ti prego solo di non guardare, che poi al posto del divano mi proponi il letto», dice ridendo.
Cosa avrà da ridere lo sa solo lui.
Dopo esserci lavati andiamo in cucina. «Ti va un toast prima di uccidermi?» Che non giri la voce che io sia una persona scortese.
«Con quello ci faccio colazione, ma se non c’è altro va benissimo.»
Dopo aver consumato quello che presumo sia il mio ultimo pasto mi accomodo sul divano. Mentre spengo tutte le luci lui si piazza davanti alla finestra. Non so se dormirà, ma non me ne può fregare di meno. Prendo la coperta mi accuccio sopra a due cuscini e provo ad addormentarmi.
Autore, blog e personaggio.
Walter, lestoriediwalter: Gregory, lo straniero.
Elena, nonsolocampagna: Filippo, il cercatore di funghi.
Maida, cuoreruotante: Lauren la barista.
Roberto: Numero 6, agente segreto.
Sara, leggimiscrivimi: Jo, la donna misteriosa.
Onofrio, neon di berlino: Cisco il benzinaio.
Silvana, residui di tramonto: Marie, la fotografa di moda.
Bene bene 👍
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io ormai ho deciso che li leggo alla fine😀
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Ormai hai promesso 😁
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Certamente 😀
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Non riesco a seguire questi racconti a staffetta… perdonami!
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Ti capisco, faccio fatica anche io 😉
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