Il titolo lo mettiamo poi – Prima parte

Non ci credevo molto nemmeno io e invece, ecco che l’esperimento di cui vi ho parlato nel mio ultimo post inizia a prendere forma. Quale di preciso è ancora troppo presto per dirlo, intanto comincia a delinearsi qualche personaggio e la narrazione si sviluppa. Ricordo brevemente il concetto. Dopo il primo capitoletto con protagonista il mio personaggio, la storia è stata presa in mano da Elena di nonsolocampagna e Maida di cuoreruotante, che hanno inserito i loro personaggi. Ognuno scrive in modo indipendente e senza una trama prestabilita. Poi ho proseguito io e ora la palla è in mano a chiunque voglia aggiungersi e partecipare. Intanto direi di leggere gli sviluppi.

[1] Lo straniero (lestoriediwalter)
«Arrivederci.»
«Fanculo,» rispondo in modo automatico alla voce del casello. Le rispondo sempre così, ogni volta. Ma sembra non prenderla a male. Abbandono l’autostrada e lascio velocemente il centro abitato. Forse se non avessi disabilitato il GPS del navigatore saprei dove sto andando. La strada si fa via via più stretta, indecisa. Sembra non portare da nessuna parte mentre si arrampica sul fianco della montagna e poi di nuovo giù verso un lago di nebbia. Perfino le stazioni radio smettono di seguirmi, lasciando il posto al fastidioso bip che segnala la riserva di carburante.
Dopo l’ennesima curva discendente le nebbie si rivelano essere solo nuvole basse sopra un piccolo raggruppamento di case sparpagliate in un fondovalle boscoso. La pompa di benzina sembra quasi un miracolo. Le fermo l’auto accanto e spengo il motore. Le mani tremano ancora, dopo aver lasciato il volante che hanno nervosamente stretto per tutto il viaggio.
Un ragazzo si avvicina con la faccia di uno che ha appena visto atterrare un’astronave. Abbasso il finestrino e lo fisso.
«Deve fare benzina?» Domanda con un accento che non riconosco.
Annuisco.
«Quanta?»
«Fino a che non esce.» Gli rispondo.
Esco dall’auto. Anche le gambe non sono salde quanto vorrei. Ho bisogno di bere.
«C’è un bar qui?»
Il ragazzo indica una specie di grossa baita una decina di metri più avanti. Poche auto parcheggiate e una luce calda che filtra dalle finestre.
Mi lascio cadere di nuovo sul sedile giusto il tempo di recuperare il portafoglio dal cruscotto e controllare il documento d’identità. Poi lancio le chiavi al benzinaio che per la sorpresa le lascia cadere, salvo poi recuperarle in fretta, con un gran sorriso. Non devono passarne molte di auto così da queste parti.
Mi incammino verso il bar.
Tolgo la pistola dalla tasca del giaccone e la infilo sotto la cintura, sulla schiena. Spero di non doverla usare. Non di nuovo. Non subito almeno.
Entro.

[2] Il cercatore di funghi (non solo campagna)
Quando vado per funghi mi piace fermarmi alla baita. È un posto che mi piace, così rustico, con il pavimento, il soffitto e le pareti tutto in legno grezzo. Non ci vado certo per la qualità del servizio o per la cameriera, che mette in mostra quello che ha, ma il problema è quello che non ha. Comunque, mi piace l’atmosfera.
Mi siedo sempre vicino alla finestra e guardo il paesaggio. Ho ordinato la solita birra, l’unica cosa decente da bere; il resto è roba all’americana, come piace alla cameriera, o al padrone, non so, ma lei si adegua.
Siamo più o meno sempre gli stessi avventori. Chi vuoi che venga quassù? Oggi, invece, è arrivato uno di città. Ho guardato fuori e ho visto la sua auto: da città, appunto. È entrato e ha chiesto un caffè. Si vede proprio che non è di queste parti, altrimenti chiederebbe una birra come noi altri. Ha chiesto di un paese qui vicino e si capisce che si è perso. Questi navigatori, che ci sono adesso sulle auto, sul più bello ti piantano e finisci in posti come questo.
Ho smesso di guardarlo perché non mi sembra così interessante da continuare a perderci tempo su. Oggi voglio arrivare alla radura più in alto perché mi hanno detto che ci sono degli ottimi porcini. Speriamo che non ci siano arrivati già gli altri.
Finisco la birra ed esco. Lo straniero esce subito dopo di me. Prende la sua auto e torna giù all’incrocio dove c’è il benzinaio. Non credo che troverà facilmente il posto che cerca: qui la segnaletica è molto carente. A noi sta bene così, almeno smettono di venire questi tipi di città.

[3] La barista (cuoreruotante)
Questa macchina del caffè prima o poi andrà incontro a un cortocircuito fulminandomi seduta stante. Credo che sia qui almeno da tre decenni, come tutto il resto del mobilio, tanto che neanche si capisce più di quale tipo di legno sia costituito. La trasandatezza della baita mi aveva già colpita la prima volta che ne varcai la soglia in cerca di un lavoro, un paio di anni fa. Sento le goccioline di sudore che si rincorrono lungo il collo, provo a tamponare col fazzoletto ma subito ecco che ne sopraggiunge un’altra. Il vapore, unito al calore del camino, mi sta ammazzando.
«Mi assento due minuti.» Urlo a Elena aprendo la porta della cucina. Sforna panini al ritmo della musica che le entra direttamente in testa attraverso gli immancabili auricolari. Quando vedo che alza il pollice in su in segno di risposta mi dirigo verso il bagno del personale alla ricerca di un po’ di refrigerio.
Lo specchio al suo interno mi rimanda l’immagine di una donna intorno ai sessant’anni con le gote arrossate e i capelli sfatti che hanno abbandonato le forcine da un bel po’.
Peccato che di anni ne abbia appena compiuti quaranta.
«Fanculo.»
Tolgo la cuffietta e mi rinfresco il viso con acqua gelida. Raccolgo poi i capelli castani in una coda attorcigliandola in uno chignon improvvisato che nascondo sotto la velina.
Devo resistere ancora un paio d’ore prima di togliermi la divisa da addosso e stendermi sul mio letto.
Non so come faccia ad andare avanti in questo luogo dimenticato da Dio, ma la paga è buona e devo farmelo andare bene.
Esco dando prima un’occhiata all’orologio e poi alla porta.
Il tipo appena entrato indossa un giaccone fuori stagione e sembra camminare sugli spilli. A testa bassa si avvicina verso il bancone, mi liscio la gonna e affretto il passo, è meglio che mi sbrighi a raggiungere il mio posto prima di perderlo.
«Buongiorno, desidera?»

[4] Lo straniero (lestoriediwalter)
All’interno trovo esattamente quello che mi aspettavo. Legno dappertutto, sopra, sotto, alle pareti. È un miracolo che il fuoco del camino non abbia deciso di prendere possesso di tutto l’edificio. Evidentemente sta bene lì dove sta.
Una rapida occhiata è sufficiente a contare le anime presenti. Cinque clienti misti che sollevano appena lo sguardo al mio ingresso, una donna di spalle dietro al bancone che sembra muoversi a tempo della musica che ascolta dalle cuffie.
«Buongiorno, desidera?»
La domanda arriva da una seconda donna che compare dietro al bancone prima che vi arrivi io.
«Buongiorno. Un Calvados.»
La donna mi guarda con la stessa aria interrogativa e speranzosa di un turista giapponese che chiede indicazioni a un friulano per trovare il Colosseo.
«Mi scusi, credo che non…»
«Va bene un caffè, grazie. Doppio. E corretto grappa.»
Lei annuisce. Ha un bel sorriso, nonostante la stanchezza del viso.
Mentre mi allunga la tazza sul bancone le chiedo se c’è un posto dove poter stare qualche giorno.
«C’è un piccolo B&B su al pianoro. Ci si arriva con la strada a sinistra prima del benzinaio.»
«Grazie,» le rispondo dopo aver mandato giù uno dei caffè migliori mai bevuti. Dev’essere merito di quella vecchia macchina che sembra uscita da un museo.
Uno dei clienti si alza ed esce senza dire una parola. Per tutto il tempo non ha fatto altro che fissarmi.
Pago, saluto la donna del caffè che mi ripaga con un altro sorriso e raggiungo la porta.
«Il B&B è gestito da mio fratello. Le dica che lo mandata io.» Riesce a dirmi appena prima che mi ritrovi fuori. La ringrazio con un cenno della mano.
Il cliente curioso ha recuperato una cesta da cercatore di funghi dal suo fuoristrada e si avvia verso il bosco. Sento il suo sguardo addosso perfino quando dopo aver recuperato l’auto mi allontano.
Non posso rischiare. Credo che dovrò ucciderlo.

E ora? Che succederà? Il cercatore di funghi sfuggirà allo straniero? La donna del bar arriverà alla fine del suo turno? Quali altri personaggi faranno la loro comparsa? Dipende da voi, cari lettori/scrittori. Sapete dove trovarmi. A presto.

21 Comments

    1. Tu crei un tuo personaggio e lo inserisci nella storia. Dove e come vuoi. Quando io ricevo i pezzi cerco di armonizzarli tra loro e poi pubblico con uno mio. E via così. Il bello è che ognuno può far fare al suo personaggio ciò che vuole. È un filo complicato ma se si riesce viene fuori qualcosa di originale. Nessuno sa quello che scrivono gli altri e non ci si mette d’accordo prima. 😁

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    1. Buongiorno, sei il benvenuto. 😉 Ti chiedo solo di tenerti aggiornato con l’ultima parte pubblicata in modo da sapere quali personaggi sono in gioco e cosa stanno facendo.👀 Mi spiace ma su Facebook non entro da mesi e mesi. 😁

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