#12 – Connessione

C’era un uomo ossessionato dalle nuove tecnologie.
Tra i suoi amici era sempre il primo ad accaparrarsi l’ultimo modello di qualsiasi cosa. E naturalmente della marca migliore sul mercato.
Quando gli smartphone fecero la loro comparsa ne comprò nello stesso giorno tre dei migliori modelli recensiti perché non sapeva decidere quale fosse il suo preferito. Divenne così ossessionato dai cellulari da vivere la sua vita solo attraverso di essi. Interagiva con gli amici solo in chat, acquistava online, guardava film e ascoltava musica solo su internet. Quando gli smartphone diventarono piccoli come orologi si dispiacque di avere solo due polsi per poterli indossare. Più di tre per braccio risultava scomodo. Quando la nanotecnologia permise di inserire display e microprocessori in una lente a contatto, ovviamente ne acquistò due. Il momento esatto in cui una famosa multinazionale annunciò di essere potenzialmente in grado di impiantare un chip direttamente nel cervello, lui si candidò online come primo volontario.

Ad operazione avvenuta gli comunicarono che tutto si era svolto nel migliore dei modi e che se lo desiderava poteva provare il nuovo impianto facendo la prima telefonata mentale della storia. Bastava che lo desiderasse.
Allora l’uomo pensò di chiamare la madre per dirle che era andato tutto bene, e nella mente avvertì il segnale di chiamata. La voce della donna risuonò direttamente nella testa, senza passare dagli organi uditivi. L’uomo pianse per l’emozione, poi, stupito da tanta fragilità emotiva, desiderò di eseguire nel web una ricerca sulle emozioni visualizzando i risultati direttamente nella retina dell’occhio.
Si era ormai tramutato in un terminale multimediale umano iperconnesso. La realizzazione del suo sogno più incredibile.

Un mattino, svegliandosi da una notte intrisa di sogni digitali, l’uomo smartphone sentì un suono provenire da un angolo recondito della sua testa, come una specie di ticchettio. All’inizio non diede molto peso alla cosa, che catalogò come una semplice interferenza. I suoni del mondo reale lo coprivano e bastava desiderare di ascoltare musica in streaming per annullare il leggero fastidio.
Il ticchettio però non cessava mai di essere presente. All’inizio molto lento, talmente lento e ritmico da diventare, in certi momenti,  come per esempio di notte, quasi rilassante.
Col passare dei giorni però la frequenza cominciò ad aumentare.
Non gli era più sufficiente distrarsi con attività come ascoltare musica o vedere video. Ben presto il ticchettio diventò l’unico pensiero fisso dell’uomo.
Naturalmente sull’impianto vigeva una garanzia, quindi l’uomo chiese spiegazione ai migliori tecnici della multinazionale e ai luminari della scienza medica che lo tenevano costantemente sotto osservazione, ma nessuno riuscì a trovare una risposta.
Intanto il ticchettio diventava sempre più veloce e pian piano anche più rumoroso. Tanto che ad un certo punto l’uomo non riuscì più a concentrarsi su nulla se non continuare a pensare a cosa sarebbe successo quando il ticchettio fosse diventato continuo.
I responsabili della multinazionale affermarono che il difetto non poteva derivare dalla progettazione e declinarono la colpa sui medici, che da parte loro esibirono prove di aver eseguito l’impianto nel migliore dei modi offrendosi di rimuoverlo, ma gli esami pre-operazione evidenziarono che il chip si era ormai metastatizzato nel cervello e non poteva più essere asportato.

Ora capirete che vivere con un assordante ticchettio nella testa che continua ad accelerare di frequenza e aumentare di volume può nuocere anche alla mente più equilibrata.
Voi non sareste impazziti?
È esattamente quello che successe all’uomo smartphone.
Cedere alla follia rende tutto più semplice. Diventa facile correre per la strada cercando di strapparsi dalla testa qualcosa di immateriale, con il solo risultato di disseminare ciocche di capelli per la strada.
Diventa facile non ascoltare più le voci reali che cercano di aiutarti e dare credito al solo suono che per te ha un senso, un ticchettio sempre più forte e sempre più rapido.
Sempre più forte e sempre più rapido.
Stava per diventare continuo. Continuo e assordante.
Così l’uomo si ritrovò sul tetto del grattacielo più alto della città.
Corse veloce e si lanciò oltre il parapetto.
Proprio nel momento in cui i suoi piedi abbandonarono il contatto con il solido cemento del palazzo, il ticchettio che era appena diventato continuo, svanì. Mentre precipitava, l’uomo smartphone finalmente poté sentire solo il rumore dell’aria che sibilava accanto e una voce gentile e tranquilla:
“Buongiorno Anselmo. Sono il tuo assistente digitale personale. Ho appena completato il download nel tuo processore biologico e ora possiamo dialogar…”
Splat.

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