The Danish Stories: Genbrugsplads

La prima volta che ho sentito parlare di questi posti è stato grazie a una ragazza argentina che ha lavorato da noi al bar per qualche mese. Ci ha raccontato di averci trovato un ipad ancora funzionante. Un vecchio modello certo, ma per lei che arrivava da un paese in cui per molti a malapena si riesce a mettere insieme il pranzo con la cena, era una cuccagna, anche perché gratis. Oh yeah, for free. Allora i miei sensi di ragno si sono attivati e hanno suggerito di approfondire la faccenda. Una rapida ricerca sul telefono ed ecco comparire la posizione di diversi genbrugsplads (ci ho messo un po’ a riuscire a pronunciarlo e ancora di sicuro non lo faccio nel modo giusto, no, non si legge come è scritto) che non sono altro che centri di raccolta e riciclo di roba usata (genbrug: riciclo). 

Voi non avete idea. Da noi ci sono le discariche e i mercatini dell’usato. Qui in molti casi sono un tutt’uno. Lasciamo perdere per il momento il lato discarica che meriterebbe un discorso a parte, concentriamoci sul riciclo dell’usato. 

Per capire cosa siano questi centri, bisogna conoscere un’abitudine dei danesi. Quando una cosa non gli serve più, ovviamente provano a venderla, ma in moltissimi casi prima di buttarla la regalano, o almeno ci provano. Ci sono pagine Facebook dedicate a questo, Free your stuff Copenaghen e simili. Ci trovate qualsiasi cosa, tutto gratis a patto che andate a ritirarlo in un dato giorno o ora. Addirittura in certi casi la roba viene lasciata sulla strada e poi fanno un post con le coordinate per chi vuole prenderla. E vi assicuro che non si tratta di spazzatura, tutta roba buona ancora utilizzabile.

Inoltre ad ogni angolo trovate negozi Second Hand privati o spacci gestiti dalla Croce Rossa o altre Chiese locali. Qui i prezzi sono accessibilissimi. Noi ci compriamo vestiti e scarpe. 

Nella città dove vivo, un paesino a confronto della capitale, capita di vedere cose fuori dalle porte di casa con la scritta “free* o nulla, tanto lo sanno che si possono prendere. E poi ci sono i centri di raccolta e riciclo. Tu ci porti quello che non ti serve più, chi vuole se lo prende. In città grandi come Copenhagen si può prendere tutto quello che si vuole gratis. Alla mia prima visita non ci potevo credere, ho perfino chiesto conferma a un addetto…. Io, nell’ordine, fin quando ho vissuto in città, ho preso un mobiletto ikea praticamente perfetto, due sedie da computer, una classica poltrona ikea in legno, una poltrona girevole ultracomoda, sei sedie, due paìa di jeans, una borsa porta computer con ancora la plastichina nuova attaccata e un sacco di altra roba per la casa che manco ricordo… Tutto in ottime condizioni, giuro. Purtroppo non ho trovato ipad… 

L’ultima volta che ci sono stato con mia moglie abbiamo recuperato bicchieri, un cestone portabiancheria di vimini appena lasciato da una danish lady, tavolini vari e dio mi fulmini se ricordo cos’altro. L’unico problema è che questo posti sono frequentatissimi, per la maggior parte ovviamente da stranieri come me, ma non solo, moltissimi danesi li visitano di frequente. Per cui abbiamo capitolato per quanto riguarda i gratuiti (anche se il livello di civiltà e cortesia è tale che non ci sono mai discussioni o litigi quando si sceglie l’oggetto) e optato per un centro enorme nel paese dove viviamo ora. Qui le merci sono a pagamento ma vi assicuro che i prezzi sono irrisori. 

In pratica io e mia moglie ci abbiamo arredato tutta la casa e almeno una volta a settimana ci facciamo una capatina. 

Per farvi un esempio, ho comprato attrezzi tipo trapano, seghetto elettrico, levigatrice e simili, una stampante wifi con cartucce di scorta, tutto a 75 corone cad, cioè dieci euro, una televisione perfetta a 25 euro, un tagliaerba (giuro funzionante) a 6 euro e potrei andare avanti per ore. Soprassiedo su tutto quello che compra la mia dolce metà… 

Ah già, dimenticavo un’ottima bicicletta a 35 euro, che qui le bici sono importanti, ma anche questa è un’altra storia… 

Ci trovi praticamente tutto.
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25 Comments

  1. tutto questo mi ricorda irresistibilmente gli anni di Stuttgart, dove vivevo analoghe esperienze; in particolare era il mercoledì il giorno nel quale ciascuno metteva davanti a casa le cose che non gli servivano più e chiunque, passando, trovava che potevano essergli utili, se le poteva prendere. poi in giornata il proprietario doveva ritirarle, se erano rimaste lì, ovviamente.
    i libri in regalo erano invece depositati nell’atrio condominiale per tutto il tempo.

    anche a Stuttgart c’erano centri di rivendita dell’usato a prezzi stracciatissimi, gestiti perlopiù da istituzioni benefiche, ma purtroppo li scoprii piuttosto tardi, dato che n0n erano molto pubblicizzati.

    rimane da capire come mai nei paesi di cultura neolatina queste abitudini non quagliano troppo.

    ciao!

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    1. Davvero, noi non abbiamo questa mentalità. I siti online di merce usata esistono, ma i prezzi sono più alti. Sembra che valga la regola del “piuttosto che cederlo a un prezzo basso lo butto via”. O forse siamo più portati ad accumulare cose anche se non le usiamo più, mentre in questi paesi sono abituati a disfarsene senza troppe remore. Vedere certe abitudini di questi luoghi (compresa la tua testimonianza sulla Germania) mi riempie di tristezza per quello che potrebbe essere il nostro Paese…

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      1. individualismo nostro, e maggiore senso sociale lì, senza dubbio.

        poi io personalmente appartengo piuttosto alla categoria di coloro che non butterebbero mai via niente – ma questa deformazione psicologica credo che sia trasversale alle diverse culture.
        tranne quelle, ovviamente, dove è difficile possedere qualcosa…

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  2. Sembra fantascienza per noi, dovrebbe essere la normalità, in un mondo dove gli Stati, per tanti versi, appecorati al capitalismo, di fatto incentivano “l’usa e getta” continuo.

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  3. Wal, ogni post che scrivi mi spinge a fare le valige. Ma no, non cedo, lì è freddo e buio, uff! (ps. ieri ho visto una puntata dei Simpson dove volano in Danimarca… te la consiglio, se non l’hai vista)
    Comunque voglio spezzare una lancia a favore anche dell’Italia. Pure qui ci sono gruppi fb, io sono iscritta a Se vieni a prendertelo…te lo regalo. Ed è lì che ho fatto un grande affare: https://diariodiunascrittricefallitaeinnamorata.wordpress.com/2021/02/26/storia-di-3/

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    1. Certo, anche io ero iscritto a uno di questi gruppi nella mia zona. La differenza è che qui la cosa istituzionalizzata dai vari comuni. Non fa così freddo sai? E il buio invernale è bilanciato dalle ore di luce estive. Vedi? La mia missione ora è farti trasferire. 😂😂😂

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  4. Tutto molto bello, però mi viene da pensare che se questa roba “accantonata” è in ottimo stato, di fatto sia uno spreco. Cioè: se tu hai trovato mobili e quant’altro ancora in ottimo stato, vuol dire che chi li ha accantonati lo ha fatto quando erano ancora utilizzabili e poi si è comprato altro. Forse noi in Italia usiamo le cose fino in fondo.

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    1. Mercatini dell’usato ne ho visti e usati parecchi in Italia. Credimi non c’è paragone. Anche dove le cose sono in vendita, il prezzo è irrisorio. Onestamente non ho capito chi si intasca il guadagno, credo il comune visto che è tutto sotto la sua gestione.

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