Solo seduto su una panchina del porto… (*)

Ci sono momenti in cui vorrei metaforicamente prendere carta e penna e buttar giù quelle riflessioni che mi vengono alla mente così senza indugio e senza seguire uno schema logico proprio allo stesso modo in cui i pensieri nascono e vengono lasciati liberi da recinti e condizionamenti e ad esempio iniziare con la volontà di spiegare ad un mio immaginario interlocutore la sensazione che provo mentre seduto su una panchina a lato di un canale artificiale nel centro di un città straniera mi domando cosa mi abbia portato in quel luogo e in quel momento pur sapendo benissimo quale sia stata la catena di eventi che mai avrei pensato in passato potesse accadere soprattutto in un paese come il nostro in cui tutto sembrava destinato a una triste e allo stesso tempo felice stagnazione di pensieri e attività che permetteva un’esistenza se non felice per lo meno tranquilla e che poi invece si è trasformato in un luogo in cui diritti di uguaglianza e sentimenti di empatia sono andati a farsi benedire insieme al pensiero logico persino da parte di chi dovrebbe essere garante di tutto questo e allora son dovuto andarmene per poter avere ancora un lavoro che mi permettesse una dignità oltre che una libertà che altrimenti non mi sarebbe più stata concessa senza reali motivi se non quelli di una mera persecuzione basata sul fatto di non riuscire ad aderire a un pensiero unico che mio malgrado ho visto attecchire in molti anche a me vicini e mi ha fatto capire quanto sia facile manipolar le masse e portare alla divisione forse anche permanente tra persone che si credevano affini.
Ma per fortuna quei momenti sono passeggeri come le nuvole sul Mare del Nord così quelle riflessioni le tengo per me.

(*) il titolo è una citazione a una vecchia canzone di Zucchero Fornaciari

14 Comments

  1. Buona domenica, di cuore. Non so se stai peggio tu, solo sulla panchina di quel porto, o noi che siamo ancora qui a scaldarci a un sole, che non sembra più quello di prima. E forse non lo sarà mai più. Non sono stata di grande aiuto, vero? Un abbraccio.

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      1. e va beh ^_^
        Sai, Carrettoni, mi hai fatto tornare in mente Giovanni Mariotti che ha avuto l’ardire di scrivere una frase lunga più di 220 pagine senza interpunzioni di alcun genere. Una goduriosa bellezza il leggerla.
        (il romanzo s’intitola: La storia di Matilde)

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