E’ successo.

E’ successo.
Non so nemmeno come mi sia lasciato convincere ma alla fine l’ha avuta vinta lei.
Sei sicura, le ho chiesto. E se poi magari non ti trovi bene?
Mi ha risposto che nemmeno lì si trovava bene, che anche se era a casa, dove secondo me tutti la stimavano e la apprezzavano, lo facevano semplicemente per abitudine, per comodità, perché la davano per scontata.
Secondo me non era così, però le ho dato il beneficio del dubbio, sottolineando che comunque si trattava di un viaggio impegnativo.
Ma niente, posso farcela, mi ha risposto. E io non ho insistito a esprimere i miei dubbi, anche se ne avevo parecchi. Sarebbe stato indelicato. In qualche modo però deve averli letti nei miei occhi, perché ho notato il suo dispiacere.
Quindi ho ceduto. Ma non completamente, ho chiesto tempo in un tentativo disperato, perché sapevo che di tempo non ce ne sarebbe stato molto. In fondo certe cose vanno fatte quando vanno fatte. Non prima, non dopo.
E quindi eccoci qui.
Io e la mia Panda giallo sbiadito che a casa aveva una marea di sorelle gemelle, sorellastre di altri colori, cugine di varie fogge ed epoche, ora siamo in questo paese nordico a millesettecentocinquanta chilometri da casa. E vi assicuro che trovarne un’altra come lei in questa giungla di Audi, BMW, Range Rover e Tesla è impossibile…
Vabbè, lei è contenta così.