#213 – [Stra]ordinario

La missione andrebbe abortita in partenza. So che dovrebbe essere così. Troppi ritardi, troppi contrattempi. Troppe variabili si sono messe in gioco.
Perfino l’ora sul display dell’auto mi occhieggia con disappunto. Ma io non desisto. Domani sarà troppo tardi e ogni minuto perso a temporeggiare in questo momento aggiunge difficoltà a quelle già esistenti.
E’ deciso, luce verde.
Un rapido controllo dell’attrezzatura.
Poi il via libera.
Il teatro dell’operazione è pieno di civili. Solo mezz’ora prima e tutto sarebbe filato liscio. Ora invece ogni individuo è un potenziale intoppo alla buona riuscita del piano.
Entro.
Nei primi secondi tutto sembra filare liscio. Ho imparato a non farmi notare. A non agganciare gli sguardi, a rifuggire ogni possibile trappola.
Passo il badge sullo scanner prima di farlo sparire velocemente in una tasca e il bip che ne segue è incoraggiante. Fin qui tutto bene.
Ma una volta nel cuore della struttura non ho alternative. Mi bastano pochi istanti per valutare che non ci sono percorsi sgombri.
Abilito la modalità Pigeon. La vista a 360 gradi mi permette di veder arrivare gli zombie carrellati da ogni parte e anticipare le loro mosse. Ma sono troppi e troppo eterogenei nei loro movimenti, alcuni tendono imboscate che mi rallentano a tal punto da costringermi ad attivare anche la modalità Spiderman. I raffinati sensi di ragno mutante mi avvisano del pericolo qualche attimo prima che si palesi visivamente, e le rocambolesche contorsioni della modalità Mr. Fantastic mi permettono di sgusciare via dai pozzi gravitazionali creati da carrelli abbandonati amminchia nel reparto ortofrutta e frotte di vecchine indecise davanti alla passata di pomodoro.
Ignoro caparbiamente gli sguardi ipnotici e lacrimosi di bambini fintamente innocenti posizionati nei carrelli che allungano i loro tentacoli urlanti verso gli scaffali dei giocattoli, invoco tutti gli Dei di Asgard per resistere alle seducenti movenze di giovani sirene che mi trascinerebbero con loro in un’isola incantata nel reparto bellezza e salute, dal quale potrei uscire solo a caro prezzo.
Attingo all’autocontrollo di un monaco shaolin per superare scevro da tentazioni il reparto birre e patatine e affrontare finalmente le forche caudine delle casse. Uno sguardo alla fiumana di dannati che affollano l’ultimo insuperabile bastione prima delle porte di uscita potrebbe gettarmi nello sconforto, se non fosse per l’arma segreta che ho attivato prima di entrare, il lettore personale di codici a barre.
Sparo il raggio contro il display e pago il pegno che mi permette il completamento della missione.
L’aria fresca mi solletica nuovamente le narici mentre soddisfatto mi allontano dal fronte senza voltarmi indietro, senza rimorsi né compassione per tutte le anime perdute che ancora ne vengono attirate come api verso i fiori, o come mosche verso… ok.
Missione compiuta.
Obiettivo primario acquisito.
Rientro alla base con la panacea di tutti i mali. Aglio fresco.

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