«E in ogni caso i proverbi hanno sempre un fondo di verità!» Scandisce Gilberto a voce più alta del necessario, battendo sul tavolo il bicchiere di vino appena svuotato.
«Quoto assolutamente la tua affermazione.» Ribadisce Aurelio, afferrando la bottiglia di negroamaro e riempiendo di nuovo i bicchieri.
«Voi due siete ubriachi,» commenta Silvia, «cara Flavia, i nostri mariti ormai per questa sera ce li siamo giocati.»
«Io, sebbene mia cara Silvia condivida la tua opinione sullo stato alcolico dei due ragazzi qui,» dice il terzo uomo seduto alla tavola, «devo anche concordare con Gilberto.»
Gli altri convitati assumono un atteggiamento attento alle parole di Fabio, l’intellettuale del gruppo. Solo la moglie Enrica continua ad essere più interessata a ciò che resta del dolce nel piatto da portata.
«Vedete,» continua Fabio, consapevole del suo effetto “pieroangela” sugli amici, «anticamente l’unico modo per trasmettere la conoscenza, ancora prima che si iniziasse a trascriverla, prima su argilla, poi su carta, era quello di creare semplici composizioni, magari in rima o sotto forma di canzoni, che tutti potessero imparare. Questa necessità è venuta meno man mano che il progresso ha fatto il suo corso, e quelle pillole di saggezza si sono lentamente trasformate in quello che ora noi chiamiamo proverbi, o detti.»
«Esattamente.» Conferma Gilberto, felice che l’amico professore dia credito alla sua affermazione, dopodiché per festeggiare svuota l’ennesimo bicchiere.
«Quindi,» interviene Aurelio, «anche tutti quei proverbi assurdi su chi porta i capelli rossi, nasconderebbero un fondo di verità?» Domanda ammiccando verso la moglie Flavia.
Fabio non si scompone. «Può essere, certo non significa che la nostra Flavia sia cattiva o addirittura perfida solo perché la genetica le ha donato splendidi capelli rossi.»
Enrica sembra risvegliarsi dal torpore glicemico e assesta una gomitata al marito.
«Tesoro, non averne a male, cercavo di calmare le possibili ire di Flavia con una cortese adulazione… Offf.» Seconda gomitata.
«Per me sono tutte stupidate.» Commenta Aurelio.
«Ma sì, credenze,» gli dà man forte Enrica, dopo aver finito ciò che rimaneva del dolce, «come a dire che chi è mancino come Silvia abbia a che fare col diavolo.»
«Beh, il diavolo è donna, questo è sicuro!» Le risponde Gilberto, scatenando la risata di Aurelio e un sommesso risolino di Fabio.
«Al diavolo ci mando tutti voi,» dice ridendo Flavia alzandosi per andare in cucina con una piccola pila di piatti in mano.
Silvia la raggiunge qualche istante dopo, mentre a tavola la conversazione si sposta sulla qualità del vino.
«Che discorsi stupidi,» commenta Silvia mentre aiuta l’amica a disporre i piatti nella lavastoviglie.
«Davvero,» dice Flavia, «ancora un poco e saltava fuori la vecchia storia delle pentole e dei coperchi. Non vedo l’ora che l’Oscuro Signore ci chiami a raccolta per eliminare questi inutili umani.»
«Parole dannate, cara Flavia, parole dannate…»
Chi la dura, la vince 😀
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Ride bene chi ride ultimo 😎
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