Il titolo lo mettiamo… adesso: Mosaico, Puzzle in Noir – Quindicesima puntata

Qui dovrebbe esserci un riassunto, ma onestamente chi li legge i riassunti? Per saperne di più vi rimando alla prima puntata di questo racconto scritto da sette autori differenti per stile e genere, ognuno libero di portare il suo personaggio dove vuole.

[27] Cisco (scritto da Onofrio del blog Neon di Berlino)
Jo si congedò in fretta con la missione di portare il suo amico sbirro dalla nostra parte.
Io e Martin restammo nel retrobottega per elaborare il piano di recupero e l’eliminazione delle due pedine di troppo.
In quel momento il satellitare “pulito” usato per le comunicazioni importanti e segrete iniziò a squillare. Era Mohammed. Ci informò di essere pronto a ritirare la valigetta e di trovarsi in zona. Gli comunicai le coordinate della valigetta. Ci disse che sarebbe giunto sul posto tra un’ora.
«Tempismo perfetto,» affermò Martin. «Lasciamo Jo con lo sbirro così saremo sicuri che non ci seguirà.»
Preparati gli zaini tattici uscimmo per prendere l’auto. Notai subito la Jaguar dello straniero parcheggiata in bella mostra vicino al bar. Mi avvicinai per vedere se ci fosse anche lui e notai la chiave di accensione lasciata all’interno, sul tappetino. Non ci pensai due volte, in fondo se tutto fosse andato bene, ci sarebbe servita un’auto veloce per sparire. Due minuti dopo eravamo già in marcia con il SUV dello straniero. Strada facendo Martin faceva attenzione a ogni minimo particolare, anche se era buio, cercava indizi che rivelassero la presenza di qualcuno. Fortunatamente non ne trovò.
Poco prima di raggiungere il capanno lasciammo la macchina in una piazzola e proseguimmo a piedi.
Il capanno altri non era che un vecchio deposito forestale adibito a magazzino, in disuso dopo il grande incendio avvenuto circa quattro anni prima e che aveva bruciato ogni albero nel raggio di 10 km. Ormai era una montagna brulla e spoglia e le attività forestali erano state sospese nell’attesa che la macchina burocratica si mettesse in moto per autorizzare il rimboschimento.
Entrammo e collegammo la batteria alla lampadina che illuminò scarsamente il deposito.
Spostai il pesante tavolo degli attrezzi e aprii la botola che si trovava sotto di esso. La valigetta era incolume, come l’avevamo lasciata qualche mese prima.
Martin, di guardia alla porta, si assicurava che nessuno ci avesse seguito e che non arrivassero ospiti indesiderati. Guardai l’orologio, mancavano meno di 15 minuti all’arrivo dell’arabo. Pensai che in fin dei conti era stato un gioco da ragazzi, una volta consegnata la valigetta saremmo spariti per un po’ dalla circolazione e ci saremmo goduti i soldi ricevuti, e a fanculo sbirri e servizi segreti, senza la valigetta tra i piedi non c’era motivo di restare in quel paesino del cazzo sperduto tra i monti.
«Arriva qualcuno,» sussurrò Martin.
Impugnai la pistola e mi avvicinai alla porta. Da lontano un’ombra scura si avvicinava a noi.
Quando arrivò a tiro gli puntai la pistola contro intimandogli di fermarsi.
«Sono Mohammed,» disse tranquillamente come se fosse abituato a trovarsi armi da fuoco puntate contro.
«Dai entriamo dentro» gli dissi mettendo la pistola sotto la maglia.
«Avete la valigetta?» Chiese l’arabo.
«Certo, è qui.»
Sia io che Martin ci avvicinammo al tavolo degli attrezzi dove era poggiata la refurtiva. La aprii per mostrare il contenuto a Mohammed. Un tonfo secco anticipò degli schizzi di sangue che ricoprirono le fiale e il tavolo, mi voltai in tempo per vedere Martin cadere su stesso con la fronte orridamente aperta e il calcio della pistola di Mohammed che mi colpiva in pieno volto.
Quando ripresi i sensi mi ritrovai seduto accanto al corpo senza vita di Martin buttato per terra in una enorme pozza del suo stesso sangue. Avevo le mani legate dietro la schiena.
Martin era stato colpito a bruciapelo con un colpo sparato alla nuca che gli aveva devastato la faccia.
Trovai Mohammed intento ad armeggiare col cellulare di Martin, stava cercando la chiave bitcoin per trasferirsi i soldi.
«Mohammed se sono i soldi che vuoi te li restituisco subito, te li mando immediatamente,» piagnucolai.
«Oh, certo, lo farai! Ma prima ho bisogno di un favore,» mi disse in tono irritante.
«Tutto quello che vuoi,» feci io, «ma ti prego non uccidermi.»
«Non ti ucciderò, te lo prometto,» mi rispose senza nemmeno guardarmi in faccia.
Lo vidi armeggiare con le fiale, prese una siringa e aspirò un po’ di liquido da una fialetta.
«Adesso vediamo se funziona bene questo virus!»
Mi venne incontro con la siringa gocciolante e un ghigno beffardo stampato in volto.
«Fermo, ecco bravo, non ti muovere…» mi sussurrava tenendo in bocca il tappo della siringa mentre con l’ago mi penetrava il collo.
«Dunque, chi ha fatto in laboratorio questo virus afferma che agisce in 15 minuti massimo, vediamo se è così…»
Imprecai diverse parole e mi dimenai ma non riuscivo a liberarmi. A quanto pare già quasi da subito il virus cominciò ad agire impedendomi di muovermi e annebbiandomi la vista.
Vidi Mohamed frugare tra le mie tasche finché non trovò il cellulare. Lo vedevo a malapena ma non riuscivo a sentire le sue mani sul mio corpo.
Entrai in uno stato di agitazione e confusione mentale, cominciai a sentire un caldo asfissiante e insopportabile, formicolio ovunque, persi del tutto la vista, credo anche l’udito, poi avvertii un forte bruciore al petto fino a…

«14 minuti e 40 secondi, ottimo risultato,» disse Mohammed dopo aver constatato la morte di Cisco colpendolo in faccia con un calcio. «Te lo avevo detto che non ti avrei ucciso» disse sorridendo rivolgendosi al cadavere di Cisco.
Dopo essersi trasferito i fondi sul conto bitcoin, richiuse la valigetta lasciando dentro anche i cellulari. Si accorse della presenza di un bidoncino di benzina vicino ai due cadaveri. Li cosparse di benzina e gli diede fuoco allontanandosi nel buio della notte.

Autore, blog e personaggio.
Walter, lestoriediwalter: Gregory, lo straniero.
Elena, nonsolocampagna: Filippo, il cercatore di funghi.
Maida, cuoreruotante: Lauren la barista.
Roberto: Numero 6, agente segreto.
Sara, leggimiscrivimi: Jo, la donna misteriosa.
Onofrio, neon di berlino: Cisco il benzinaio.
Silvana, residui di tramonto: Marie, la fotografa di moda.

6 Comments

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...