Il titolo lo mettiamo poi – Seconda Parte

Volevo aspettare a pubblicare per mantenere un filo di suspense, ma niente, non ne sono capace. Si sono aggiunti due scrittori. Il primo è Roberto, mio fratello che non ha un blog qui ma trova più piacevole navigare nel web libero come un fringuello. La seconda è Sara, del blog leggimiscrivimi. Per avere un’idea di quello che state leggendo, rimando al post di presentazione e alla Prima Parte.

[5] Numero 6 (Roberto)
“Il Soggetto esce dall’edificio e si dirige all’auto, tempo di permanenza 4 minuti e 23 secondi.”
L’uomo chiude il taccuino e lo rimette a posto nella tasca interna sinistra della giacca scura insieme alla penna.
Gli piace essere meticoloso, i particolari sono importanti nel suo lavoro. Per questo usa ancora carta e penna invece di nuovi apparecchi elettronici. Trova il processo della scrittura ideale per mantenere ordine mentale e concentrazione.
Osserva Il Soggetto pagare il benzinaio e salire sull’auto. Mette in moto il proprio mezzo mentre osserva un altro uomo uscito poco prima dal locale avviarsi verso il bosco con una cesta. Ha preso nota anche della targa del suo fuoristrada, meglio essere previdenti.
Prende un panno dal taschino destro e si pulisce gli occhiali, giusto il tempo per lasciare al Soggetto un po’ di vantaggio. Con calma si risistema gli occhiali e ripone il panno ben piegato al suo posto.
Avvia il mezzo seguendo a distanza l’appariscente auto.
Gli ordini del Direttivo sono tanto chiari quanto telegrafici: nessuna interazione , trova il pacco, recupera e rientra.
Non gli serve sapere altro, inutile porsi domande o pretendere approfondimenti. Sa bene come opera il Direttivo.
L’unico pensiero in cui indulge è sul valore del pacco, se hanno incaricato un agente della Decade deve essere importante.
L’uomo accantona il pensiero mentre segue l’auto verso un pianoro più in alto. Non è da lui porsi domande, porterà a termine l’incarico in modo efficiente e pulito come sempre, in fondo lui è il Numero 6.

[6] Lo straniero (lestoriediwalter)
Lo stress. Dicono sia lo stress. O magari è stato il caffè doppio corretto a regalarmi questa maledetta acidità di stomaco. Devo rivedere il giudizio dato alla macchina dell’Espresso. Ma non quello riguardo il sorriso della barista.
Comunque. Odio dover continuamente rivedere i miei piani. Il tizio curioso cerca funghi dovrà aspettare a incontrare il suo destino in forma di una pallottola calibro 9. L’auto che mi segue da quando sono partito dal distributore è talmente anonima che risulta impossibile non notarla. Qui hanno tutti fuoristrada. Perfino questo SUV che ho “preso in prestito” il giorno prima sembra più adatto al contesto, nonostante il giaguaro sul cofano. Lentamente arrivo fino a destinazione, come un turista che si gode il panorama. Il B&B è dove mi ha indicato Miss Sorriso, e questo è un bene. Parcheggio. Le nuvole si sono alzate e il sole ora riscalda l’aria. Esco dall’auto e tolgo il giaccone che il proprietario dell’auto si è gentilmente offerto di lasciarmi. Si fa per dire, a lui non sarebbe più servito, in ogni caso. Mi accorgo di qualcosa in una delle tasche interne che non avevo sentito prima. Sembra una chiave USB, di un tipo che non ho mai visto. Me la infilo in una tasca dei pantaloni e fingendo di non notare l’auto ferma qualche centinaio di metri più giù, entro nell’edificio.

[7] Jo (leggimiscrivimi)
«Jo, io vado a funghi, tieni d’occhio la baracca ok?»
Alzo pigramente il viso dal mio libro per guardare Alex che esce senza nemmeno aspettare la mia risposta, né degnarmi di uno sguardo. Ho smesso da tempo di sperare in qualche sua attenzione nei miei confronti, ho capito di non essere per nulla il suo tipo eppure… quando mi ha assunta sembrava gli piacessi. Ho veramente creduto che sarei potuta entrare a far parte di questa comunità come la moglie del bellissimo e ambito Alex, invece nulla! È molto bravo a flirtare con le donne, a dire il vero, lo fa quasi con tutte, ma non si mette mai con nessuna…
Sono seduta su una poltroncina della hall, con i piedi stesi sul tavolino, le mie lunghe gambe sono stese e accavallate una sull’altra. Mi guardo intorno e tutto sembra immobile, non un alito di vento, non un’anima viva. Appena la macchina di Alex si allontana, mi ritrovo immersa nel più assoluto silenzio.
I pochi ospiti del B&B sono usciti, chi per andare a cercare funghi, chi per scendere al lago e tentare di pescare qualche pesce… ma qui non abboccano mai e solitamente la gente non ritorna più.
Sistemate le stanze, riordinata la sala da pranzo – mentre Robert pensava alla cucina -, non mi resta altro da fare che aspettare sera… riprendo la mia lettura.
«Non posso crederci, quindi è qui che ti sei nascosta!»
Alzo il viso lentamente cercando di stare calma, ho riconosciuto la voce e so già che ogni movimento inconsulto mi sarebbe fatale. So anche che è inutile che io provi ad arrivare alla mia piccola pistola Quenn Anne, che tengo nascosta nello stivale, sicuramente ha già la sua Walther PPK puntata alla mia testa… infatti!
«Ciao, alla fine mi hai trovata», gli chiedo con voce decisa, ma sappiamo entrambi che sono solo rassegnata all’inevitabile.
«Sapevi che prima o poi ti avrei raggiunta?», mi dice divertito.
«Speravo di avere più tempo, che fossi stata più brava a confondere le tracce.»
«Quanto pensavi che ci avrei messo?»
Mi muovo lentamente, lasciando cadere il libro e alzando le mani con i palmi rivolti verso di lui in modo che non pensi che voglio fare brutti scherzi, sarei una stupida a tentare, lui è un tiratore eccellente, meglio di me. Ritiro le gambe dal tavolino per posare i piedi a terra e alzarmi a rallentatore. «Speravo di poter vivere qui tranquilla per almeno una decina di anni, magari sfornare un paio di bambini che potessero ereditare i miei occhi azzurri, ma… quel Robert credo finga solo di essere etero e qui intorno non c’è altro che mi interessa!»
«Perché non te ne sei andata? Perché non hai continuato a muoverti, sai che stare ferma ti avrebbe fatto trovare?» mi chiede e credo sia veramente curioso di sapere…
«Ero stanca di viaggiare… non si può fuggire per sempre. Lo sai che io non sono una lepre, io sono una tigre!» dichiaro strizzandogli l’occhio e gli strappo un sorriso.
«Una tigre in gabbia… muore!»

[8] Lo straniero (lestoriediwalter)
Di tutto avrei immaginato tranne che trovarla qui. E si è pure convinta che sia venuto a cercarla. Se sapesse la verità forse ne rimarrebbe delusa, e non mi piace deludere una bella donna.
Lo so che le avrei dovuto sparare, chiudere subito la pratica. Non si sarebbe nemmeno accorta di me. La bugia che mi racconto è che può tornarmi utile, forse. La realtà è che mi sto rammollendo. Rimetto in sicurezza la pistola e la faccio sparire in una tasca.
«C’è un tizio che mi segue,» le dico «e lo sai che non mi piace essere seguito. Forse possiamo trovare un accordo, che ne dici Jo?»

Fine seconda parte.

15 Comments

  1. SALVA 😅per un attimo ho avuto davvero paura 🤣
    Grazie 🥰
    ps: però sta diventando davvero intrigante sto racconto… sicuro che non possiamo accordarci? Noi ormai siamo complici 😘
    anche se ti confesso che stavo per chiedere a tuo fratello di salvarmi 😜

    "Mi piace"

Lascia un commento