Il titolo lo mettiamo poi.

Ho avuto una strana idea. Per la carità non è niente di particolarmente originale o mai visto prima. Stavo riordinando i capitoli di un piccolo romanzo che sto scrivendo, ragionando sui fatti, gli intrecci dei vari personaggi, i vari punti di svolta che sembrano casuali ma poi si ricollegano tutti a un’unica trama. Ed è qui che mi sono detto; e che diavolo, è facile scrivere una storia quando sai come deve andare a finire e tutti gli avvenimenti portano alla prevista conclusione.
Ma la vita non è così. Eh, no. Nella vita ogni nostra decisione deve fare i conti con le decisioni degli altri. Non c’è un’unica regia.
E quindi ecco la strana idea.
Nelle righe qui sotto c’è un personaggio. Il mio personaggio. Un’ambientazione, un inizio.
Leggiamo.

«Arrivederci.»
«Fanculo,» rispondo in modo automatico alla voce del casello. Le rispondo sempre così, ogni volta. Ma sembra non prenderla a male. Abbandono l’autostrada e lascio velocemente il centro abitato. Forse se non avessi disabilitato il GPS del navigatore saprei dove sto andando. La strada si fa via via più stretta, indecisa. Sembra non portare da nessuna parte mentre si arrampica sul fianco della montagna e poi di nuovo giù verso un lago di nebbia. Perfino le stazioni radio smettono di seguirmi, lasciando il posto al fastidioso bip che segnala la riserva di carburante.
Dopo l’ennesima curva discendente le nebbie si rivelano essere solo nuvole basse sopra un piccolo raggruppamento di case sparpagliate in un fondovalle boscoso. La pompa di benzina sembra quasi un miracolo. Le fermo l’auto accanto e spengo il motore. Le mani tremano ancora, dopo aver lasciato il volante che hanno nervosamente stretto per tutto il viaggio.
Un ragazzo si avvicina con la faccia di uno che ha appena visto atterrare un’astronave. Abbasso il finestrino e lo fisso.
«Deve fare benzina?» Domanda con un accento che non riconosco.
Annuisco.
«Quanta?»
«Fino a che non esce.» Gli rispondo.
Esco dall’auto. Anche le gambe non sono salde quanto vorrei. Ho bisogno di bere.
«C’è un bar qui?»
Il ragazzo indica una specie di grossa baita una decina di metri più avanti. Poche auto parcheggiate e una luce calda che filtra dalle finestre.
Mi lascio cadere di nuovo sul sedile giusto il tempo di recuperare il portafoglio dal cruscotto e controllare il documento d’identità. Poi lancio le chiavi al benzinaio che per la sorpresa le lascia cadere, salvo poi recuperarle in fretta, con un gran sorriso. Non devono passarne molte di auto così da queste parti.
Mi incammino verso il bar.
Tolgo la pistola dalla tasca del giaccone e la infilo sotto la cintura, sulla schiena. Spero di non doverla usare. Non di nuovo. Non subito almeno.
Entro.

Ok, e adesso? Cosa succederà? Chi incontrerà?
Non lo so. Perché io scrivo solo quello che fa il mio personaggio. Gli altri, scriveteli voi.
Ecco cosa vi chiedo, sempre se ne avete voglia e piacere. Inventatevi un vostro personaggio e fatelo interagire con il mio in questa storia. Chissà, magari viene fuori qualcosa di inaspettato, o magari tutto finisce qui.
Potete inviarmi il testo via mail e ogni settimana (o anche meno) io lo aggiungerò al mio e a quelli (spero) che arriveranno, in nuovi post. Solo una piccola regola, cercare di rimanere entro le 500 parole a capitolo.
La mail è lestoriediwalter@gmail.com
Il mio personaggio aspetta i vostri.

24 Comments

  1. Idea simpatica. L’ultima volta che l’ho fatto poi l’altro ha smesso di scrivere. Spero non sia stato l’evento scatenante. 😀

    (se riesco ti mando due righe, ma non ci contare troppo perché di solito devo lottare già abbastanza per scrivere le mie, di righe)

    Piace a 1 persona

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