#191 – Teresa

Teresa si sveglia allegra, con una gran voglia di fare. Specialmente quando dorme bene.
E quando sogna altrettanto bene. Sogna del fratello, della mamma e qualche volta anche del papà, ma il papà attraversa le sue notti di oggi come attraversava i suoi giorni di ieri. Veloce, distante, adombrato.
È soprattutto il fratellino, la notte, a restituirle quel buon umore che poi l’accompagna per buona parte della giornata.
Teresa si alza ancora prima che la sveglia faccia il suo lavoro. È una sveglia antica, di quelle con un grande quadrante rotondo, bianco, dalle grandi lancette decorate che scandiscono ore e minuti e dal ticchettio che non smette mai di riempire le pareti della camera da letto. Un vecchio orologio che continua a fare il suo dovere solo grazie a Teresa. Non passa sera senza che il suo meccanismo a molla venga caricato per un altro giorno di vita. E non passa mattina senza che le campanelle tintinnino.
Ha proprio dormito bene questa notte, Teresa.
L’unico cruccio della giornata le viene appena prima di alzarsi dal letto. La vecchina che divide la stanza con lei la osserva sempre con sguardo rabbioso. Ma è solo un momento. Teresa la ignora e indossa il suo solito abito da casa, tanto non ha impegni e può tranquillamente rimanere tra le sue amate quattro mura. Sopra il vestito allaccia il grembiule da cucina, che le è venuta voglia di cucinare. Lascia la camera con passo leggero per recarsi in cucina.
Si accorge di essere sola in casa, mamma deve aver accompagnato Antonino a scuola. Sicuramente poi si fermerà a chiacchierare con l’ortolana, come al solito.
Teresa si guarda intorno, in cucina. È sicura di dover fare qualcosa, ne ha la netta sensazione, ma cosa?
In ogni caso le è venuta voglia di preparare una di quelle torte che al piccolo Antonio piacciono tanto. Apre il frigorifero per prendere le uova e si accorge che non funziona. Le uova comunque non ci sono, poco male, ma deve ricordarsi di chiamare qualcuno per il frigo. In ogni caso conosce una ricetta in cui non servono le uova. Apre la credenza, cerca, ma non trova la farina. Deve averla finita mamma. E quando? Non importa. Può sempre preparare la torta di pane come le ha insegnato nonna. Anche quella piace moltissimo al fratellino. Il sacco del pane le regala ancora quattro pagnotte. Sono secche, vero, ma tanto andranno ammorbidite nel latte.
Il ragazzo della drogheria dovrebbe già esser passato a lasciare il latte fresco fuori dalla porta. Mamma sarà contenta se al suo ritorno le farà trovare la torta di pane pronta.
Lascia il pane secco sul tavolo e prima di voltarsi lo guarda, perplessa.
Il latte. Si incammina a passi piccoli ma spediti verso la porta. Passa davanti al salotto e si accorge che la finestra grande deve essere rimasta aperta, perché le pesanti tende si gonfiano tanto da non poter più contenere il vento che proviene dall’esterno e lo lasciano sfuggire all’interno della casa, poi si ritirano frettolose al loro posto e tornano a gonfiarsi, ritmicamente. Teresa chiude la finestra con veemenza, almeno tanta quanta le forze le permettono.
Fuori il panorama è lo stesso del giorno prima.
Il cagnolino dorme ancora tranquillo nella sua cuccia, i figli del vicino si dondolano sull’altalena, a turno come ogni sabato mattina, la Signora Rosa la osserva dal portico del villino di fronte, con il solito sguardo che oscilla tra curiosità e superiorità. Teresa accenna un saluto dal gesto frettoloso come tutte le mattine e come tutte le mattine torna a occuparsi di casa sua.
Le sembra di ricordare che avesse in mente di fare qualcosa ma al momento le sfugge. Poco importa.
Si accomoda sul sofà badando bene a non smuovere il copridivano ricamato dalla nonna parecchi anni prima, quando ancora l’artrite alle mani non era così noiosa. Si accorge d’avere fame. Nella biscottiera sul tavolino al centro del salotto fanno bella mostra i biscotti che ha preparato per il fratellino, per quando tornerà a casa. Dopo averci riflettuto un poco, Teresa decide che in fin dei conti può anche prenderne uno adesso.
Tutt’al più ne metterà in forno degli altri nel pomeriggio. Già che si alza per prendere un biscotto, ne approfitta per accendere la televisione. Il telecomando riposa accanto alla biscottiera e se ne sta lì pacifico e tranquillo a prendere polvere. Teresa non è avvezza alla tecnologia e preferisce usare i tasti sull’apparecchio. Ma il televisore non si accende. In effetti forse non si è acceso nemmeno il giorno prima. Mah. Mentre ci pensa torna a sedersi sul divano accarezzando l’idea di leggere qualcosa, ma Teresa da qualche tempo fatica a leggere senza occhiali che, ovviamente, non riesce più a trovare. Infastidita, morde il biscotto ma si accorge che è troppo duro. Eppure erano morbidi quando li ha sfornati ieri. O era ieri l’altro? Deve assolutamente farne di nuovi e più morbidi, pensa mentre si alza e torna in cucina. Trova del pane sul tavolo e lo rimette nel sacco di carta, poi senza pensarci inizia a pulire e rassettare.
Le piace tenere in ordine la casa, le è sempre piaciuto, la tiene impegnata e tiene lontani i pensieri cattivi. Quei pensieri che non vogliono abbandonarla, che la fanno riflettere sul futuro, che la fanno dubitare sulla proposta di matrimonio di Giovanni o sulla possibilità di accettare quel lavoro che la porterebbe lontana da casa, lontana dai suoi affetti. Ma quei pensieri possono aspettare, ancora è giovane Teresa, ha tutta la vita davanti, come si dice. E poi è appena iniziata la primavera, le decisioni le prenderà a fine estate.
Sta ormai imbrunendo quando Teresa torna in camera da letto facendosi luce con una candela, visto che le lampadine hanno deciso di non funzionare e si dimentica sempre di chiamare l’elettricista. Toglie il grembiule e sveste il vestito da casa. Bacia tutte le fotografie incorniciate che la aspettano come ogni sera sul comò e carica la molla della grande sveglia bianca e rotonda con le lancette arzigogolate. Appena prima di addormentarsi rivolge uno sguardo verso la vecchina nel letto dall’altra parte della stanza, la vecchina con l’espressione torva, poi spegne la candela con un soffio.
Magari sognerà del fratello Antonio, di mamma Maria e forse anche del papà, chissà. Si addormenta con un leggero sorriso e un morso allo stomaco. Sì, domani deve assolutamente preparare quella torta che aveva in mente. Chissà perché poi non l’ha fatta oggi. Deve anche ricordarsi di dar da mangiare al cagnolino, fuori…

L’auto percorre la strada lentamente. I due uomini a fine turno sono sfiniti. Non hanno più parole da dirsi, pochi sono anche gli sguardi ormai. Che di parlare attraverso le pesanti maschere facciali non hanno più voglia e anche gli occhi sono troppo stanchi per comunicare.
“Là, guarda là.” Dice infine uno dei due, quello che non guida.
“Dove?”
“A sinistra. Quella villetta.”
“Oh, cristo. Credevo avessero già bonificato questa zona.”
L’autista ferma il fuoristrada in mezzo alla strada, attiva il faro direzionale sul tetto e illumina il giardino di una casa. Il vento che ha sferzato la zona tutto il giorno è cessato e non fa più dondolare l’altalena e ciò che resta del bambino che la occupa, non fa più ondeggiare il mucchietto di vestiti della sorella con quel poco che ora contengono. E non scivola più sul corpo ormai consumato della donna il cui sguardo è fisso sulla scena ormai da settimane.
“Non hanno fatto nemmeno in tempo a muoversi.” Sussurra l’autista.
“E’ quando è mutato. Quando quel cazzo di virus è mutato. Quando è diventato fulminante.” Commenta il collega.
“Hei, cos’è stato?”
“Cosa?”
“La casa di fronte. Una luce.”
“Impossibile, qui non c’è corrente da più di una settimana ormai.”
“La casa di fronte. Sono sicuro.”
Non hanno bisogno di dirsi altro. Scendono dall’auto e lentamente camminano verso la casa.
Superano un piccolo cane che, se il patogeno non fosse mutato, sarebbe stato immune.
La porta è aperta, entrano illuminando l’ambiente con le torce.
Trovano la donna sdraiata nel suo letto, tranquilla. Quando li vede entrare sorride e accenna ad alzarsi. La sua voce è flebile, poco più di un sussurro. “Papà! Antonio! Ma dov’è la mamma?”
I due uomini si scambiano un’occhiata veloce, allibita.
Poi uno dei due sgancia la radio dalla cintura e ci riversa dentro poche secche parole. L’altro illumina ogni angolo della stanza prima di avvicinarsi, ancora incredulo, alla donna anziana che hanno trovato.
La luce della torcia si riflette nello specchio dell’armadio, dove una vecchina dall’espressione torva osserva due uomini in tuta antibatteriologica.

Questo racconto è stato scritto in occasione dell’uscita del libro PENNE IN QUARANTENA. Una collaborazione di diversi autori a favore della Protezione Civile. Trovate tutte le informazioni in questo post, oppure cercatelo direttamente su Amazon.

Le mie pubblicazioni:

Heideen [Romanzo, Green Fantasy]

Lemniscatus, la catena dell’odio. [Romanzo, Giallo]

Racconti, Volume I [Antologia di racconti, vario genere]

Racconti, Volume II [Antologia di racconti, vario genere]

Racconti, Volume III [Antologia di racconti, vario genere]

Moses [Romanzo, Fantascienza, Giallo]

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