#189 – Primo contatto

Di tutto si aspetta Mark tranne che si apra una specie di Stargate nel suo ufficio.
Non proprio nel suo ufficio, a dire la verità, ma nella sala mensa dell’azienda, per la precisione. Solo che il bagliore e il fischio causato dall’apertura del passaggio riempiono anche ogni angolo del suo piccolo ufficio di contabile.
Anche se Mark non è esattamente un contabile, bensì il proprietario nonchè direttore dell’azienda di famiglia, che purtroppo date le contrazioni dovute al mercato non versa in ottime condizioni. E Mark è stato costretto suo malgrado a rinunciare a qualche dipendente.
Da qui la sua abitudine a far tardi nell’ufficio contabilità a controllare e ricontrollare spese e ricavi per vedere di trovare un modo di non dichiarare bancarotta.
Dicevamo, quindi, che quest’uomo di mezza età ormai convinto di avere visto tutto nella vita, si trova a contemplare incredulo una mezza dozzina di piccoli esserini dalla forma vagamente umanoide che fanno capolino dal tunnel spaziotemporale.
I visitatori alieni trotterellano verso Mark senza dar segno di stupore o particolare curiosità. Non raggiungono il mezzo metro di altezza e a causa dell’incedere ballonzolante ricordano molto delle papere. Mark concentra l’interesse sull’esemplare che pare essere a capo di quella strana combriccola. Come gli altri, sfoggia un incarnato arancione e sebbene a prima vista sembri ricoperto da una specie di velluto, in realtà non indossa abiti, nè calzature.
Questo particolare sembra interessare Mark più del fatto di trovarsi probabilmente di fronte ad un extraterrestre proveniente da chissà dove.
Il visitatore alieno si posiziona di fronte all’esterrefatto umano e gonfia il petto, poi con una voce sorprendentemente profonda inizia il suo discorso.
Le sue parole sono incomprensibili alle orecchie di Mark, ma chissà per quale motivo, il loro senso è invece chiarissimo nella mente.
“Ti saluto cordialmente, abitante di questo bellissimo mondo. Ho il piacere di presentarmi, il mio nome è Goz, della dinastia Zog. Il sistema solare da cui provengo è ormai prossimo nel giungere alla fine e stiamo cercando un nuovo mondo in cui poterci stabilire. Naturalmente non abbiamo intenzione di invadere il vostro, ma vi saremmo molto grati se ci poteste ospitare fino a quando la nostra ricerca non ci porterà a trovare un pianeta abitabile e disabitato. Purtroppo non abbiamo più tempo di aspettare.”
L’uomo rimane a bocca aperta per tutto il tempo in cui Goz parla, o meglio comunica con lui. Poi si riprende quel tanto da permettere ai suoi pensieri di formulare una domanda.
“Ma, come mai lo chiedete a me?”
Goz sembra sgranare i piccoli occhi neri e allarga le corte braccia come a voler dare più chiarezza a un concetto già abbastanza ovvio.
“Perchè sei il primo umano che abbiamo incontrato. Dobbiamo forse rivolgerci a qualcun altro?”
“Sì,” risponde di getto Mark, salvo poi ripensarci immediatamente, “no, no. Io posso rispondervi tranquillamente.” Poi inizia ad accarezzarsi il mento non rasato e confabulare tra sè.
La piccola delegazione di alieni intanto resta tranquilla in attesa della risposta dell’uomo. Ognuno di loro ondeggia leggermente a destra e sinistra per la strana abitudine di spostare il proprio peso prima su una gambetta e poi sull’altra. Il loro sguardo gentile e pacifico innesca una serie di ragionamenti in Mark che lo portano presto a una conclusione.
“Posso sicuramente parlare a nome dei miei simili, e dirvi che in questo momento di grande connubio tra i nostri popoli sono orgoglioso di darvi il benvenuto sul mio pianeta.”
La soddisfazione tra i piccoli esseri arancioni diventa immediatamente palpabile. Un paio di loro non resiste alla tentazione di correre incontro al nuovo amico e stringersi ai suoi polpacci, emettendo un gridolino che Mark interpreta come parole di gioia. Dopo un vago tentennamento, anche l’uomo si china per accarezzare i nuovi arrivati da un altro mondo.
Poi domanda, con un filo di emozione e preoccupata aspettativa: “posso sapere quanti siete?”
Goz si protende in avanti e dichiara con solennità: “Siamo un popolo rigoglioso, gentile umano, Solo la dinastia di Zog conta 50 miliardi di individui. Poi ci sono altre 18 dinastie. Spero non sia un problema, ci vorrà del tempo per trasferirci tutti.”
Mark si risolleva in tutto il suo metro e ottanta e si porta le mani nei pochi capelli che hanno un fremito nel sentire la risposta. Il tempo di riprendersi e risponde con un sorriso nervoso.
“Nessun Problema Goz, iniziate pure a trasferirvi. Vi faccio subito vedere dove potete sistemarvi.”

Mark è affascinato dalla professionalità della giornalista che deve intervistarlo. Un secondo prima sta imprecando contro una truccatrice, rea a suo dire di non riuscire a mascherare chissà quale difetto, un secondo dopo sorride alla telecamera con il volto radioso di un neonato.
“Buongiorno America! Eccoci finalmente qui con Mark Ollister, l’uomo che tutti amiamo!”
Mark si rende conto solo in quel momento che milioni di Americani e probabilmente altri milioni di persone dal resto del mondo lo stanno guardando in diretta. Riesce solo a sorridere esageratamente e sollevare la mano in segno di saluto.
La giornalista lo toglie dall’empasse. “L’uomo che ha cambiato le nostre vite, letteralmente.”
“Grazie, Katherine, grazie.”
“Allora Mark, vuoi condividere con noi il tuo segreto? Sappiamo che la tua azienda era, insomma diciamolo, sull’orlo del fallimento qualche mese fa. Ora invece il tuo prodotto è presente praticamente in ogni parte del globo. Dove hai trovato l’ispirazione per creare un hamburger così appetitoso da essere ormai definito da tutti come un cibo dell’altro mondo? E soprattutto, qual è l’ingrediente segreto che gli dona quel colore arancione così incredibile?”

Le mie pubblicazioni:

Heideen [Romanzo, Green Fantasy]

Lemniscatus, la catena dell’odio. [Romanzo, Giallo]

Racconti, Volume I [Antologia di racconti, vario genere]

Racconti, Volume II [Antologia di racconti, vario genere]

Racconti, Volume III [Antologia di racconti, vario genere]

Moses [Romanzo, Fantascienza, Giallo]

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