#184 – Silenzio

In certi momenti arrancavo cercando di formulare un pensiero concreto.
Sapete quando vi dicono di sgombrare la mente, per raggiungere un qualche stato di benefica trance. L’effetto era più o meno quello, anche se in realtà prodotto da una cacofonia di pensieri e suoni e voci che mi impegnavano in mille ragionamenti, il cui unico risultato era di non portare ad alcun pensiero costruttivo. Un continuo divagare che aveva ormai raggiunto un tale livello di intensità da risultare incomprensibile perfino a me stesso, tanto da non poterne più seguire i fili, aggrovigliati come gomitoli di lana giocati da un gatto, o cavetti di un auricolare rimasto troppo tempo in una tasca.
Perfino la musica, la mia musica preferita che solitamente trova la strada per rilassarmi, non sembrava sortire alcun effetto. Ci provavo a seguirla, a restare sui binari di note e parole che conosco a memoria, ma deragliavo, o mi spegnevo in un mutismo sordo.
Per cui, incapace di prendere una qualsiasi decisione, ho inforcato la moto e iniziato a guidare come seguendo un navigatore invisibile e incorporeo, impostato su una destinazione venuta a galla insieme a un ricordo del passato.
Una volta arrivato non mi sono per nulla stupito del fatto di trovarmi lì, semmai che tutto potesse essere cambiato così poco dopo così tanti anni.
Lasciata la motocicletta ho attraversato lo spazio che mi separava dall’ingresso di quella casa ed è stato come viaggiare nel tempo, a ritroso verso un’esistenza lontana in cui quei muri e quelle finestre erano per me ciò che più si avvicinava al concetto di casa.
Ho sollevato la mano verso quella vecchia maniglia in legno e ho atteso qualche secondo prima di poggiarvela sopra. Ho cercato un motivo per non farlo. Ne ho trovati mille. Nessuno valido.
Quando la porta si è aperta ho avuto la netta sensazione di sentire scorrere tutti gli anni trascorsi dall’ultima volta in cui me l’ero richiusa alle spalle.
E tutto quel tempo passato si è schiantato sul volto che mi sono ritrovato di fronte. È andato a scavargli rughe, a imbiancargli i capelli e a incorniciarlo con una barba altrettanto candida.
Solo gli occhi non è riuscito a intaccare. Gli occhi che sono sempre uguali e che riconoscono i miei che fanno da spalla a un sorriso stupido.
Bastano loro a parlare, non servono parole.
Anche il mio vecchio amico sorride, ma di un sorriso triste, tradito dallo sguardo. Mi invita a entrare o forse sono io che interpreto in questo modo un suo gesto impercettibile. Sparisce in qualche stanza della casa mentre io seguo passi che non ho mai dimenticato e mi ritrovo su un terrazzo a contemplare la bellezza di un tramonto sul lago.
Mi lascio cadere sul vecchio dondolo cigolante e lui ricompare solo per fare altrettanto.
Osserviamo il sole scendere e le stelle accendersi. Nel silenzio. Nella pace. Con la mente finalmente libera.
Non abbiamo nulla da dirci che non sia già stato detto solo dal semplice fatto di trovarci ancora insieme.

E ora, che sono di nuovo a cavallo della moto, le mani sul manubrio e la mente persa nel labirinto dei miei pensieri, so che quando ne avrò bisogno ci sarà un filo di lana da seguire per ritrovare una casa, la pace, il silenzio.
E il mio riflesso nello specchio, nella vecchia casa sul lago.

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Le mie pubblicazioni:

Heideen [Romanzo, Green Fantasy]

Lemniscatus, la catena dell’odio. [Romanzo, Giallo]

Racconti, Volume I [Antologia di racconti, vario genere]

Racconti, Volume II [Antologia di racconti, vario genere]

Racconti, Volume III [Antologia di racconti, vario genere]

Moses [Romanzo, Fantascienza, Giallo]

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