Sarò breve.

Non so bene come iniziare questo post e nemmeno come proseguirlo. Un bel problema, dirà qualcuno tra voi. Allora lascia stare, mi consiglierà qualcun altro. Cominciamo col dire che l’argomento è la scrittura.
Grazie, direte voi tutti in coro, è l’argomento principe della ballotta che si è creata intorno a questo blog. Già già.
L’argomento correlato sono i soldi, il vile denaro, la pecunia, il conquibus…
Sì, perché mi sono accorto che molti di noi (mi ci metto in mezzo anche io, visto che credo di appartenere di fatto alla categoria) scrittori emergenti (magari fossimo emergenti, in realtà non emergiamo affatto, nuotiamo come squali sotto il pelo dell’acqua sempre sperando di diventare delfini per respirare una boccata d’aria) che pubblichiamo in self, forse non ci rendiamo conto di non poter dare al nostro lavoro il valore che ci piacerebbe dare (e qui parlo al plurale giusto per empatia).
Ok, frase un filo arzigogolata, il cui succo è, al netto di parentesi e doppie negazioni; vendere il proprio ebook di 100 pagine scarse a più di 1 euro significa sopravvalutarsi.
Ma attenzione, non voglio dire che il nostro/vostro lavoro non abbia valore. Tutt’altro. Spesso di tratta del frutto di notti insonni, paranoie continue per la ricerca del termine perfetto, idee sensazionali, trovate geniali, ore e ore di passione e fatica. Che ai nostri occhi non ha prezzo. Ma nel mercato del libro sì.
Siccome ho promesso di essere breve, la chiudo qui con un’ultima considerazione.
Mi spiace (delude?) trovare ebook di miei colleghi(?) in vendita su Amazon a 3, 4 o addirittura 5 euro. Io non li compro. Fossero a 1 euro, massimo 2 (dipende da quanto è corposo), magari sì…

P.S.: siccome ci sarà qualcuno che andrà a vedere a quanto sono in vendita i miei libri (sì, magari… magari gli viene anche voglia di comprarne uno), mi autodenuncio subito. Uno è a 1,99€, ma sono 317 pagine…

P.S.(2): Un post a parte meriterebbe la consuetudine di mettere in download gratis per un breve periodo i propri ebook. L’ho fatto anche io e a fronte di un buon numero di download i successivi riscontri sono stati minimi. Sono dell’idea che è meglio tenere un prezzo basso costante. Così almeno se uno lo prende, lo fa per leggerlo, non per ingrassare gratuitamente la libreria virtuale.

P.S.(3): Ho finito.

 

 

24 Comments

    1. Il tuo esempio casca a pennello. Ho scaricato gratis e apprezzato moltissimo il tuo libro “la bambina surgelata”, che a quel prezzo non avrei mai acquistato. Quindi te lo chiedo direttamente. Come mai un prezzo così alto?

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  1. Sai, Wal, che l’argomento mi sta particolarmente a cuore… io sono contraria all’auto pubblicazione. Rischi (anche se vali) di perderti in un mare magnum di robaccia e di vendere (quando capita) solo a parenti e amici. L’editore ha il grande compito non solo di fare editing, ma anche di trovarti il giusto mercato senza farlo fare a te. Certo, riuscire a emergere nel mondo editoriale è complicato, spesso ti ritrovi in mano un contratto da fame, pubblichi e dopo due anni hai in tasca 200 euro se va bene. Allora ritenti, ci riprovi. Magari la seconda volta… non va? Allora la terza… è così via. In ogni caso in Italia nessuno campa con i libri. Quindi io continuo a lavorare al Ristorante. Se va bene avrò qualche paginetta insulsa da lasciare ai posteri. Altrimenti (e va bene lo stesso) mi sarò divertita scrivendo. Avrò messo lì i miei fantasmi.

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    1. Proprio per quello che hai scritto tu io pubblico in self. Non si campa sui libri, a meno che non si abbia un nome altisonante o una carriera consolidata in tempi migliori. Io nemmeno ci provo a mandare i miei lavori a case editrici, perchè o vengo reclutato da un editore importante che possa veramente farmi conoscere e vendere (e la cosa mi sembra poco probabile), o mi devo affidare a quei piccoli editori che in ogni caso vendono su amazon o su altre piattaforme, limitando la pubblicità a qualche post o semplicemente usando il mio libro per ingrassare il loro catalogo. Tanto vale fare da solo. E… Sì, avremo qualche paginetta da lasciare ai posteri, ammesso che le leggano prima o poi… Sicuramente ci saremo divertiti. Tanto basta.

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    1. Triste verità. Io di solito tendo a leggere quello che scarico gratis. Pochi i casi in cui sono davvero contento di averli scaricati. Ne ho appena preso uno, per esempio, che ho richiuso dopo tre pagine (e avrei dovuto farlo dalla prima).

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  2. Tutti scrivono e pochi leggono.
    Le case editrici devono fare i loro conti, ma in generale credo che se trovano uno scrittore bravo provano a pubblicare il suo libro. Io da lettore, vado in biblioteca, è gratis , ho letto stupende opere prime, a riprova che quando un libro merita viene pubblicato.
    Poi va a fortuna come in tutte le cose.

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  3. sono contraria ai pdf gratis:
    1) da leggere senza pagare ci sono già i blog.
    2) il lavoro dell’autore Deve avere un valore, anche minimo, simbolico, ma DEVE . Non è solo questione di guadagno né di valore al testo.
    3) quante ciofeche ci sono in giro al prezzo di 16-18 euro (e tanti alberi)?
    4) in Italia si legge troppo poco… à prescindere dal costo/libro
    5) varie ed eventuali che non elenco perché altrimenti viene fuori un commento mega

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    1. Sono sostanzialmente d’accordo con te. In effetti la mia è una considerazione molto personale. Il lavoro di un autore deve giustamente essere ripagato. Anche a me piacerebbe guadagnare qualcosa su quello che scrivo. Ma in un mondo in cui L’offerta è nettamente superiore alla richiesta, credo sia necessario contenere il prezzo se si vuole avere la possibilità di essere letti. E spesso non basta nemmeno questo…

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  4. Io credo che il lavoro dell’autore vada pagato. Chi scrive nella maggior parte dei casi non si troverà comunque a ricevere un compenso commisurato alle ore e alla cura che ci ha messo; ma gli scrittori stessi dovrebbero rendersi conto, come ogni altra categoria, che il mercato lo creano loro. Io, da lettrice, nonostante legga un sacchissimo in biblioteca, per i libri spendo, e son soldi ben spesi; e non trovo giusto che sia accettato il fatto di pagare a un idraulico o a un istruttore di yoga anche l’esperienza che ha dovuto accumulare per arrivare fin là, e a un autore no. Ovviamente chi autopubblica potrà calibrare il prezzo del suo libro sulla considerazione che prende una percentuale molto più alta rispetto al misero 7% sul prezzo di copertina che prenderebbe con una casa editrice (e il 40% di quel prezzo di copertina va a chi trasporta il libro in giro senza fare alcun lavoro unico né creativo né sociale né). Io voglio leggere bei libri, mi pare giusto foraggiare chi li scrive perché possa continuare a scriverli. E bon, mi piacerebbe anche vivere di scrittura ovviamente, e so che è quasi impossibile, ma perché non provare ad avvicinarcisi almeno? Perché fare sempre i fighi che lavorano per la gloria? Solo perché adoriamo scrivere non vuol dire che dobbiamo sempre farlo gratis. Abbiamo le bollette da pagare, e una casa editrice guadagnerebbe dal nostro lavoro. Perché noi no?
    Scusa lo sfogo 🙂

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    1. Scusa di cosa? Qui potete entrare e dire quello che volete, perfino saccheggiare il frigo (meglio per voi se siete vegani) 😁
      È giustissimo che il lavoro, anche se fatto con piacere e passione, abbia un suo riscontro anche economico e sarei felice se i miei libri (digitali) fossero comprati a cinque o sei euro. Ma non ho un nome, non posso (e non voglio) pretendere troppo. Un costo simbolico permette una scrematura tra coloro che vogliono veramente leggermi e quelli che non lo vogliono. Certo, chi vuole Veramente leggermi magari sarebbe disposto a pagare di più. Ma visto l’esiguo numero di lettori attuale, alzare il prezzo per me sarebbe un suicidio commerciale.
      Eheh, ora ho fatto io il pippone…

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