#178 – La noce

Dev’essere vero quello che dicono a proposito dell’amnesia.
Quella che ti capita quando sei vittima di un trauma. Uno bello forte per intenderci. Perchè io non ricordo un bel niente di quella mattina prima di essere ucciso.
Vado per ipotesi, credo di essermi svegliato di ottimo umore perchè di solito mi svegliavo così, di essere andato in cucina per fare colazione come d’abitudine. Di aver salutato la mia dolce consorte e poi di aver iniziato a discutere.
Come mai, mi chiederete, sei così sicuro di aver sostenuto una discussione? Perché era una routine consolidata e forse quasi rassicurante. I motivi dei litigi? Che vi devo dire, ora come ora mi sembrano talmente stupidi che anche parlarne mi fa sentire un idiota.
Un idiota morto, è bene ricordarlo.
Ma ora viene il bello, la parte interessante di questa storia. Di quello che è successo dopo la mia prematura dipartita, ricordo tutto. Con estrema precisione. Infatti all’inizio non pensavo di essere grave. Sì, ok, mi sono ritrovato steso a terra senza sapere perché e non riuscivo a muovermi. Ma proprio non riuscivo a fare nulla, nemmeno respirare. E’ lì che ho capito che forse non mi serviva più farlo. E così, senza nessun dolore, senza nessuna sensazione fisica, me ne sono rimasto sul pavimento della cucina a fissare un grumo di polvere sotto un mobile. E ci sarei rimasto volentieri ancora per un po’, visto che si stava profilando una situazione interessante tra una formica e un altro piccolo esserino che mi ammazzassero se so che tipo di insetto fosse. Purtroppo non saprò mai chi dei due l’ha avuta vinta per quella briciola di fetta biscottata, a causa della fortunata decisione della mia neo vedova di non chiamare le forze preposte alle indagini sulla mia morte a favore dell’idea di seppellirmi in giardino e darmi per disperso.
Devo ammettere che scoprire di essere stato letteralmente fatto fuori per banali motivi di letto un pochino mi ha deluso. Insomma, potevo sopportare che avesse un amante, avrei convissuto tranquillamente con la cosa, rompermi la testa con quella statuetta in resina raffigurante un vecchio cinese rinsecchito mi è sembrato un tantino esagerato. Dite che forse è colpa mia che le ho detto qualcosa di offensivo? Ok, vi concedo il beneficio del dubbio.
Il fatto interessante viene ora. E’ stata una decisione fortunata, dicevo.
Se in preda ai rimorsi per avermi “involontariamente” ucciso avesse chiamato chi di dovere, probabilmente mi avrebbero portato in un obitorio, poi mi avrebbero sistemato per bene in una cassa sigillata e il mio corpicino vi avrebbe trascorso un esacerbante numero di anni prima di essere riesumato e richiuso nuovamente in un loculo. E io con lui.
Seccante, no?
Invece la fedifraga assassina ha fatto venire il suo amante e insieme, più lui che lei, hanno scavato una, devo dire onestamente, discreta fossa in un angolo poco in vista del giardino, ma vicino a quell’albero di noci che mi piaceva tanto. Ammetto che nel momento in cui la terra ha iniziato ha ricoprimi ho avuto un attimo di sconforto, potete capirmi, credo. Insomma, era buio, il freddo e l’umido non lo sentivo, ma l’idea di starmene lì sotto per l’eternità non mi allettava particolarmente. Ma, perchè c’è un ma grosso come una casa, la natura ha fatto il suo corso e tutti gli abitanti del sottosuolo hanno iniziato a cibarsi del mio corpo, permettendo a me, alla mia parte cosciente, di fluire via.
Ora, è un filo difficile da spiegare a voi che siete ancora vivi e legati al concezione terrena della vita, per cui non mi dilungo troppo. Il fatto è che ora faccio parte dell’albero di noci. Non sono l’albero, ne faccio solo parte, come avessi preso in subaffitto un ramo, per dire.
E non mi è andata affatto male, so di gente che è finita in una discarica e ora si trova dentro una lavatrice arrugginita, che non è il massimo.
E insomma, di tempo ne è passato e a quanto pare nessuno è venuto a cercarmi, ora la vedova allegra è veramente allegra in compagnia del suo nuovo compagno e io sto studiando per diventare una noce di cui lei è particolarmente ghiotta.
Non vedo l’ora di essere una bella noce matura, di essere raccolta, pulita, mangiata e poi andarle di traverso per bloccarle il respiro.
Ah, sarà una giornata indimenticabile!

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