Il piccolo gruppo di anziane signore bardate a lutto si presenta puntuale, come sempre in anticipo di parecchi minuti sull’inizio della funzione funebre.
“A chi tocca oggi?” Esordisce Toscanina, una volta che tutte e cinque si sono accomodate nella terza fila di panche della campata sinistra della chiesa.
“Alla vedova Lozzi.” Risponde Ambrogina mentre distribuisce il libretto dei canti, abitudine ormai inutile visto che tutte e cinque conoscono i testi e le melodie ancora meglio di quanto si conoscano tra loro.
“Ah, la vedova Lozzi, avevo sentito che stava poco bene…” Commenta Ercolina.
“92 anni…” Puntualizza Ambrogina.
“Era ancora giovane…” Sospira quasi la Pierina, scuotendo la testa.
Giuseppina sembra non prestare attenzione alle amiche, rivolta verso l’entrata della chiesa osserva il lento affluire di parenti, amici e conoscenti della defunta.
“Eccolo.” Dice all’improvviso, dopo aver scorto una figura familiare fare il suo ingresso.
“E’ arrivato?” Domanda Ambrogina, torcendo il collo per vedere meglio.
“E’ lui, è lui.” Conferma Toscanina.
L’uomo alto e distinto scivola silenzioso tra gli astanti e va a posizionarsi vicino al confessionale maggiore, nella navata destra. Lì aspetta immobile che la chiesa si riempia e gli addetti delle pompe funebri portino l’elegante cassa in noce fin davanti all’altare. Solo in quel momento concede di rilassarsi e sembra quasi mormorare una preghiera a denti stretti.
Poco alla volta tutti i presenti prendono posto e chi ha trovato spazio sulle panche si accomoda giusto il tempo che serve al prete per passare oltre a bara e corone di fiori, salire i tre gradini dell’altare e invitare i fedeli ad alzarsi. Nel momento esatto in cui il sacerdote alza le mani al cielo le cinque amiche intonano il primo canto con una precisione di esecuzione impeccabile. A poco a poco molti dei presenti si uniscono al canto, non con le stesse capacità e nemmeno con la stessa volontà, ma nel complesso il risultato non risulta affatto sgradevole.
La lode termina e le cinque tornano a dedicare tutta la loro attenzione all’uomo accanto al confessionale.
Lo conoscono bene anche se non hanno idea di chi sia. Lo vedono ad ogni funerale a cui partecipano, quindi a tutti i funerali del paese. Non ricordano nemmeno più da quanto tempo. Sicuramente da prima che la Toscanina si unisse al gruppo, quindi almeno dieci anni.
Dio solo sa quanto hanno provato a saperne di più, ma sembra non abitare in paese, e nemmeno nei comuni limitrofi, nessuno lo conosce, se non come l’uomo dei funerali.
Un maniaco sicuro, un feticista, le cinque amiche ne sono sicure. Non lo perdono di vista un momento, durante le messe, ma ogni loro tentativo di seguirlo fuori dalla chiesa è risultato vano. Perfino il prevosto non ne sa nulla, ma a lui non importa, a lui basta che ci sa una persona in più alle messe, anche solo quelle per le esequie.
Dopo un susseguirsi quasi infinito di canti, preghiere, ginnastica forzata su e giù dalle panche, la messa finisce con la benedizione del prete e gli addetti delle pompe funebri ricompaiono come per magia attorno alla bara.
Le cinque amiche scattano come navy seal in azione, a coprire ogni uscita della chiesa. Toscanina e Ambrogina all’ingresso principale, Ercolina e Giuseppina ai laterali, Pierina a presidiare l’ingresso della sacrestia dietro l’altare.
Ma all’ultimo fedele uscito dalla chiesa ormai deserta, la speranza di placcare l’uomo dei funerali svanisce come al solito.
Un altro funerale, un altro servizio da compiere. Un lavoro come un altro, pensa l’uomo mentre fa il suo ingresso in chiesa. Si posiziona accanto al confessionale maggiore, svicolando tra i presenti e cercando di ignorare gli sguardi delle cinque vecchine che cercano di carpire il suo segreto.
All’ingresso della defunta l’uomo recita una preghiera di accompagnamento, la stessa che ha imparato molti anni prima, all’inizio della sua opera.
Poi si rilassa e si gode la cerimonia. Una delle donnine del coro è leggermente in anticipo sulle altre mentre un’altra chiaramente di tanto in tanto incespica sulle parole. Ma quando molti dei presenti si uniscono a loro l’ascolto diviene gradevole.
Poco prima della benedizione finale, l’uomo dei funerali si rivolge alla signora minuta che ha preso posto accanto a lui all’inizio della messa. “Una bella funzione, vero?”
La donnina gli risponde senza distogliere un attimo lo sguardo dalle prime file, occupate dai parenti più stretti. “Bellissima, son venuti proprio tutti.”
Il parroco annuncia che la messa è finita, gli operatori sollevano la bara.
L’uomo presta il braccio alla donnina che sorridendo solleva lo sguardo su di lui. “Grazie caro, è stato molto gentile ad accompagnarmi. ”
“Si figuri, signora Lozzi, ora andiamo, suo marito l’aspetta.”
Come sempre bellissimo e inquietante
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Come sempre grazie
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non sono sicuro di aver capito, l’uomo dei funerali fa il traghettatore di anime verso il riposo definitivo?
ml
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Yes.
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