“Le ripeto Vostro Onore che deve esserci stato uno scambio di persona,” osserva l’imputato indossando l’espressione più supplichevole che riesce a trovare.
Ma il giudice non è tipo da lasciarsi intenerire. Di brutti ceffi come questo che ora si proclama innocente ne ha visti a centinaia. Lo osserva silenzioso appollaiato dall’alto del suo scranno, studiandolo con un misto di curiosità e disprezzo.
Ma nonostante non sia persona incline alla benevolenza, si considera un giudice giusto e imparziale.
Deve, per assecondare la sua coscienza, esaminare eventuali prove a discolpa.
Sfoglia quindi uno studio sulla fisiognomica applicata, non ritenendosi soddisfatto esegue una veloce ricerca in internet senza però giungere a svelare ogni ragionevole dubbio.
Decide che è giunto il momento di ascoltare il testimone chiave dell’accusa.
Quando la donna fa il suo ingresso nella sala sia il giudice che l’imputato provano un lungo brivido. Di piacere il primo, di paura e rassegnazione il secondo.
La teste si accomoda al tavolo senza mai distogliere lo sguardo dal presunto colpevole e stando ben attenta a mantenere una giusta distanza di sicurezza.
L’imputato è talmente assorto dalla consapevolezza della fine imminente da perdere le prime parole del giudice rivolte alla donna.
“… riconosce nell’imputato qui presente il responsabile della sua aggressione?”
“Assolutamente sì.” Sentenzia la testimone, massaggiandosi il braccio ancora gonfio.
“No! Dovete credermi! C’è uno scambio di persona. Ci assomigliamo molto è vero. Ma io non sono lui, ve lo posso assicurare. Sì è vero siamo parenti alla lontana. Lui è la pecora nera della famiglia e purtroppo non è la prima volta che ci scambiano. Però fino ad ora non sono mai stato accusato di un fatto così grave. Vi prego, vi scongiuro, controllate meglio, chiamate un esperto, un en… ”
L’imputato non ha la possibilità di terminare la frase. Il giudice batte violentemente il pugno sul legno del tavolaccio ed emette la sentenza.
Pena di morte.
Quello che prima era solo un imputato e che ora è un morto che cammina sembra richiudersi in sé stesso.
Ormai il suo unico pensiero è rivolto alla fuga. L’unica possibilità è correre più velocemente possibile non appena le pareti di vetro della gabbia che lo trattiene si solleveranno.
Il momento di avvicina.
Dismessi i panni di giudice ora l’uomo assume quelli di boia.
Non appena solleva il bicchiere capovolto sul tavolo il condannato schizza via veloce sulle sue otto zampette. Ma la fuga è vana quanto breve. La condanna a morte lo raggiunge in forma del volume numero quattro dell’enciclopedia Marzanti-Tiraboschi edizione originale del ’74, rilegata in copertina rigida monocromatica con titoli in oro e sovraccoperta a quattro colori in edizione limitata per i dipendenti del Ministero dell’Istruzione.
Le esequie si svolgono tramite aspirapolvere e salviettina umidificata al gelsomino.
Solo qualche giorno dopo si scopre il tragico errore di giudizio. Una commissione esterna costituita dal cognato entomologo stabilisce attraverso l’esame della fotografia del condannato che non si trattava del famigerato e ricercato Ragno Violino responsabile tra l’altro del gonfiore al braccio della teste, ma solo di un suo simile completamente innocuo.
Sul luogo della sentenza giace ora un piccolo cippo commemorativo a ricordo di tutte le ingiustizie commesse da processi indiziari e sentenze frettolose.
Ma ma ma… ma allooora! Ragno più ragno meno che vuoi che sia 😂
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Dici così perché non sei un ragno… 😇😁
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😬😬😬😬😂😂😂😂😂meno male….temevo il peggio!!
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Peggio di così? Povero ragnetto! 😎
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E poi va detto che per questa ingiusta sentenza la famiglia morirà in povertà… perché i ragni in casa portano soldi, lo sanno tutti, mia nonna non faceva che ripetermelo. Infine aggiungo: adoro la parola SCRANNO. Dieci punti solo per averla usata , Wal…
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Ragno porta guadagno. È risaputo.
Grazie, Moon…
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Quante ingiustizie e cattiverie si compiono ogni giorno nell’indifferenza generale! Tutti a preoccuparsi per le mucche, i polli, gli ermellini. E ai poveri ragni indifesi chi ci pensa? Indignamoci!
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Un movimento di piazza sarebbe auspicabile… Dopo le sardine, i ragni!
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Giusto! Raccogliamo le firme. I ragni tengono lontane le mosche!
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la morte del ragno, un orrore giudiziario.
ml
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Ti ergi in difesa dei più deboli, vilipesi, aracnidi… questo ti fa onore, caro Walter.
Ho il tuo libro sotto l’albero: una conferma della tua bravura, se mai ne avessi avuto bisogno.
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Grazie Missis. Se posso, non giustizio ragnetti indifesi…
Lieto di allietare il tuo Natale, almeno lo spero…
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Io ho Ciro, il mio ragnetto di compagnia che fa la guardia al mio bagno e lo difende in caso di attacchi insettiferi.
Natale lietissimo: già letto, gradito e recensito!
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