C’è un graffio sul tavolo.
È un graffio profondo, non lineare. E’ evidente che ci hanno lavorato in tanti a quel graffio.
La lama stondata del coltello del bistrot c’entra perfettamente.
Provo a immaginare tutte quelle persone che prima di me hanno fatto la stessa cosa.
Hanno notato il graffio, hanno preso il coltello, o il cucchiaino o un rebbio della forchetta e hanno cominciato a giocarci con quel graffio, lo hanno via via modellato, scavato.
Chissà quando è stato l’esatto momento in cui quel graffio si è formato, quell’attimo in cui qualcosa ha scalfito la superficie di questo bancone di fòrmica e ha dato il primo colpo di scalpello a quella che ora sembra una piccola opera d’arte del caso.
Divento piccolo, divento sempre più piccolo.
Scendo fino al bordo di quel graffio e lo guardo da lì, in piedi sul grande deserto di briciole che è il tavolo. Da qui il graffio è un canyon gigantesco di cui non si vede il fondo.
Profondo, oscuro.
Sembra non averlo il fondo. Magari è una porta per qualche altra dimensione, magari in quell’oscurità si nasconde un intero mondo microscopico.
E mentre quasi mi perdo dentro quella profonda oscurità, un boato, un tuono, tutto trema.
Sollevo lo sguardo.
Un’onda di caffè americano corre veloce verso il canyon.
Piazzo un pollice come diga per proteggere il graffio.
Il tuo caffè americano è sparso per tutto il tavolo.
Quel poco che resta nella tua tazza ancora si agita, come si agita la campanella della porta d’ingresso del locale, come si agitano i tuoi capelli là fuori sulla strada mentre ti allontani veloce a testa bassa.
Stai piangendo, lo so.
E allora torno a osservare il graffio che c’è sul tavolo.
E so che solo più tardi, quando sarò andato via da questo posto e da questo tavolo e da questo graffio, le tue parole torneranno tutte insieme come un’esplosione e solo allora finalmente mi colpiranno e mi travolgeranno.
E piangerò anch’io.
Da una piccola crepa verso una catastrofe. Sono convinta che lei quel graffio lo aveva notato già da molto tempo prima…
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Magari l’aveva fatto lei…
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Ci sono crepe a cui si può intervenire subito senza creare danni e ripercussioni, sta nella velocità dell’intervento o nella profondità del danno?
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Sta nel saper ascoltare, forse.
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Ascoltare e parlare sono cose da non sottovalutare mai!
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Quel dislivello di percezioni che crea catastrofi…
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Esattamente…
Grazie della lettura.
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Ti stimo!!!
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Ti ringrazio!!!
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