Teneva sempre una valigia pronta per ogni evenienza.
Più che una vera e propria valigia, uno zaino. Compatto, completo di tutto, o almeno di tutto quello che pensava potesse servire. Ne aveva perfino approntati due, uno ben celato nel bagagliaio dell’auto, l’altro in una cassetta di custodia all’interno di un centro commerciale, recuperabile con calma.
Non aveva lasciato nulla al caso. Tutto il suo tempo libero era dedicato alla pianificazione.
In caso di una necessaria fuga improvvisa, ovunque si trovasse, in qualsiasi zona del mondo, aveva una casa sicura dove rifugiarsi, un contatto da chiamare, un piano B per ricominciare da capo.
Alla peggio, se le cose avessero proprio dovuto prendere una brutta piega, esisteva l’opzione finale.
Un rifugio solitario e nascosto a chiunque, in cui negli anni aveva accumulato materiale di ogni genere e viveri a lunga conservazione. Aveva iniziato a prepararlo intorno ai trent’anni e, calcolando ottimisticamente di vivere fino a circa un secolo, ma non di più, stimava di aver ormai accumulato scorte a sufficienza per non aver più necessità di rimettere piede nella cosiddetta civiltà.
Quest’ultima opzione ormai da tempo lo solleticava più di ogni altra e spesso accarezzava l’idea di sparire nel suo piccolo angolo di solitudine, aspettava solo l’occasione giusta, l’abbrivio favorevole.
Questo pensava mentre ascoltava con aria fintamente interessata e accondiscendente i discorsi dei suoi amici e colleghi, all’aperitivo del venerdì. Rise perfino all’ultima battuta sulla situazione politica del paese, mentre in realtà si compiaceva della sua meticolosa organizzazione.
Ed era vero, era tutto pronto e organizzato da tempo ormai, ma solo nella sua testa.
Con la mente vai ovunque pur rimanendo fermo
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Mentalmente ne ho fatta di strada…
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