E va bene, alla fine sono tornato.
Pensavo che non lo avrei fatto, sinceramente. Ne ero convinto. Eppure eccomi qui, ma probabilmente te l’aspettavi.
Quanto tempo è passato dall’ultima che abbiamo parlato? Parlato davvero, non quelle mezze frasi di rito che ero solito rivolgere ai tuoi silenzi più per abitudine che per altro.
Quando è stata l’ultima volta che ti ho guardato davvero e soprattutto in cui tu hai posato lo sguardo su di me. Io non me lo ricordo. Tu invece sono sicuro di sì, perché hai una memoria di ferro, ci mancherebbe. Tanto lo so che non mi darai mai la soddisfazione di dirmelo. Preferisci startene lì a guardarmi con quell’aria sofferente o di rimprovero, a seconda di come ti gira.
Ok, allora parlo io, comunque in fondo è sempre stato così.
Perché se avessi avuto qualche risposta coerente da parte tua, una sorta di conferma, che ne so, un cenno, forse non saremmo arrivati a questo. Forse tu non saresti arrivato a questo.
Comunque, non so nemmeno perché ho deciso di tornare, perché ho deciso di darti un’ultima possibilità di spiegare.
Ma, in effetti, forse anch’io devo darti qualche spiegazione.
Vedi, il fatto è che c’ho pensato e non lo ricordo. Non ricordo quando è successo e se si è trattato di un ragionamento, un istante o una progressiva metamorfosi. Fatto sta che sono arrivato al punto che non mi è importato più nulla di niente e di nessuno.
E allora ho pensato, è cattiveria? Malvagità? Cinismo? Sai quante volte mi sono posto questa domanda?
Ma non so darmi una risposta, anche perché non mi interessa saperlo.
Sto bene così. Forse è egoismo, può darsi. In fondo non godo nel provocare dolore o nelle disgrazie altrui. Semplicemente non mi interessa quello che succede agli altri. Non so nemmeno se ho a cuore il mio stesso destino, quindi forse non sono nemmeno egoista. Magra consolazione.
Eppure, lo sai, da bambino ero così empatico, aperto e disponibile. Quasi mi divertiva prestare aiuto a tutti, dai familiari agli amici, avevo sempre una buona parola per chiunque. Ero l’orgoglio di mamma, povera donna, avesse potuto vedere dove sono arrivato. Non ha fatto in tempo nemmeno a sapere del mio amore per te. Ti ho incontrato al suo funerale, ricordi? Eri affascinante, portavi un alone di mistero che però mi ha intrigato e risucchiato come un pesciolino morente attirato dalla pompa di un acquario. E sono stato tuo. Ti ho dato la mia vita, ho creduto in te, e credevo che per te fosse lo stesso. Mi hai spronato, accompagnato, o io ho pensato che lo facessi, mi hai aperto tutte le porte, finanche quelle che ora, chiuse, mi dividono dal resto del mondo.
Ero pazzo di te. Ti lodavo e glorificavo con tutti, non avevo dubbi sul mio sentimento.
Ma il tempo ci cambia, instilla i semi del dubbio e li fa germogliare.
Te l’ho già detto, non so come sia successo, ma ho realizzato di essere sempre stato da solo in tutto questo. Tu c’eri, certo, ma solo con le parole, non mi tenevi realmente la mano.
Ho fatto tutto da solo. Non so nemmeno se il mio amore è stato mai corrisposto.
E allora adesso qui, faccia a faccia, ti chiedo di parlarmi, rispondermi.
Rispondermi con la tua voce.
Non con la voce della mia coscienza che domanda e trova risposte da sola.
Sono qui, maledizione, davanti alla tua immagine di legno appesa a questo crocefisso di legno, e ti ordino di rispondermi. Me lo devi.
Perchè non posso credere di essere diventato la tua voce su questa terra senza mai un segno da parte tua.
Non posso credere che quelle migliaia di persone la fuori in quella antica piazza e tutti gli altri milioni nel mondo stiano aspettando che tu, attraverso di me, dica loro perchè sta succedendo tutto questo. Perchè credono che io parli a tuo nome!
Io!
Che non so nemmeno se m’importa di loro, come non m’importa di me stesso, ormai.
Come posso affacciarmi a quella finestra e dire che va tutto bene, che quel grosso asteroide che sta per ucciderci tutti lo hai mandato tu per redimerci e accoglierci nel tuo regno?
Quale regno?
Parlami, ti prego!
…
…
…
Ok, va bene.
Ho capito.
E’ stato tutto un equivoco.
All’inferno…
Che bruci tutto…
già, mai che si riceva risposta da lui.
l’astetoide non farà grossi danni, e noi continueremo a far domande al silenzio.
(plauso per questi tuoi elementi, Walter)
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Non ho più parole per commentarti, la prima parte l’ho sentita mia
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Sorprendente e inaspettato! Un amore finito, prima descritto così. Poi sembra un amore omosessuale… Poi il chiarimento! L’amore deluso di un sacerdote supremo (?) che in un momento drammatico cerca “umanamente” conforto…. Una risposta.
L’asteroide? La sorpresa finale! 😆
Ti sei guadagnata una lettrice…. Adesso ti seguirò i futuri e spulciando anche il passato per esplorare il tuo mondo…..per capire se c’è la Speranza da qualche parte!! 😉
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Wow, devo dire che mi fai iniziare bene la giornata! Grazie mille di tutti i commenti.
Felice che tu sia qui ora. Sì, da qualche parte ho infilato anche della speranza… 😁
A presto.
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