#146 – Elementi, acqua.

È il primo pensiero al risveglio. Prima di sollevare le palpebre, prima di sentire l’odore e il sapore della polvere, perfino prima di ricordare i doveri di madre.
E’ in quell’oblio tra la veglia e il sonno che provo a trattenerne il ricordo, anche solo per qualche attimo, perché è sempre presente nei miei sogni, in quell’unico mondo in cui vale ancora la pena di vivere, in cui riesco a sentirne il tocco delicato sulla pelle, il suo abbraccio, la sua forza.
Allora provo a descriverla a lui che non l’ha mai conosciuta, ma m’accorgo di non esserne capace.
Prima o poi troverò il coraggio di restarci, in quel mondo. E sognare, per sempre.
Ma non oggi.
Prima devo concludere questo viaggio.
Guardo mio figlio e spero che un giorno possa vederla, immergervi le mani. È nato nel tempo sbagliato, dalla parte sbagliata, al di qua dei muri. Là dietro le mura delle città-oasi ne hanno ancora, ma la tengono stretta. Sparano a vista a chi si avvicina. Ma li capisco, lo farei anch’io.
Accarezzo il mio piccolo sulla fronte mentre dorme ancora. Chissà cosa sogna. Mi spiace doverlo fare ma tra poco dovrò svegliarlo, dobbiamo proseguire. Guardo il conto alla rovescia sull’orologio. La partenza della nave è fissata da tempo. Spero solo che il nostro nome sia ancora in lista, non ho più avuto conferme da quando siamo partiti. Però lui è giovane e sano, dovrebbe superare comunque i controlli.
Apro la sacca e le tiro fuori, delicatamente, le conto.
C’è ne sono ancora sei. Sono tutte per lui.
Una ogni otto ore gli garantiranno l’idratazione minima fino al Porto.
Il sole è tramontato, si è portato via il caldo soffocante e ha lasciato qualche prima timida stella nel cielo che va oscurandosi lentamente. C’è n’è una che sembra muoversi in fretta. Pochi secondi e scompare nel nulla. L’ennesimo trasporto decollato per le Colonie da chissà quale continente.
Lo sveglio, gli accarezzo i corti capelli, scrollo la polvere dai vestiti, la soffio via dagli occhi.
Lui sorride come sempre e io mi domando come riesca ancora a farlo.
Prendo una delle fiale, carico la siringa a pressione e gliela premo sul collo, mentre cerco inutilmente di non pensare al mal di testa e alla gola che mi brucia.
Andiamo piccolo, un ultimo sforzo. La strada è lunga e asciutta, ma porterà alle stelle, gli dico, là tra le stelle ci sono lune fatte di ghiaccio, e il ghiaccio è acqua, sai?

È fatta. Ce l’abbiamo fatta. Il mio ometto è stato bravo. Non fosse stato per lui avrei mollato, lo so.
A un chilometro dal Porto le gambe hanno ceduto, la vista si è offuscata. Ha proseguito da solo e convinto non so come i guardiani a venirmi a prendere e a iniettarmi una dose di Idrogel.
Ora la navetta è decollata, verso una nuova vita, là dove è ancora possibile vivere. E io quasi non ci posso credere di riuscire a piangere per la felicità. Non credevo di avere ancora acqua in corpo. E sono così buone queste lacrime, salate e umide.
Lo spazioporto è vuoto ora, abbandonato per sempre.
Mi lascio andare su una delle sedie polverose della sala d’aspetto. Il vento torrido che entra dalle vetrate divelte rimesta l’aria già pesante, sollevo un lembo del vestito fino alle narici per non inalare troppa polvere.
Non sono sola, qualcun altro come me ha fatto quello che doveva e ora, come me osserva la scia luminosa della navetta che lascia l’atmosfera.
Buon viaggio piccolo mio.
Posso sognare ora, per sempre.

Vedi anche:
Elementi, terra.
Elementi, aria.
Elementi, fuoco.

18 Comments

  1. Nascere nel tempo sbagliato, dalla parte sbagliata… Ci penso continuamente, ogni volta che vengo aggredita dalle notizie che giungono dal mare o dai confini montuosi di una terra, la “nostra” (?), di cui ci sentiamo padroni senza averne titolo.
    Bellissimo l’andamento del racconto, quella sollecitudine verso il piccolo ometto a cui fare strada nel mondo e poi…
    E poi… riprendere finalmente a sognare!

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  2. Molto bello, questo sacrificio mi ha ricordato il romanzo “The road”, di Cormac McCarthy… li’ era il padre che cercava di portare in salvo il figlio. Speriamo non sia premonitore, qualcuno dice che le guerre del futuro saranno per l’acqua, non piu’ per il petrolio. Per allora chissa’ se ci saremo dati una regolata?

    Piace a 1 persona

    1. Sì ovviamente ricorda quel libro /film…
      L’acqua diventerà il bene più prezioso, è per questo che la Cina sta comprando tutte le zone del mondo in cui sono presenti falde importanti… E noi qui a guardare…

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