#118 – Abbiamo a cuore il vostro benessere

È un pezzo tratto da un musical. Forse.
Grease? No. Rocky Horror? No no.
Ta ta tatara tatara ta ta…
Certo difficile riconoscerlo così trasfigurato. Suona come una di quelle suonerie dei primi cellulari GSM, quelle che potevi acquistare a prezzi esorbitanti e che nonostante le buone intenzioni si stentava a riconoscere una volta impostate sul proprio telefono.
Ignazio chiude perfino gli occhi isolandosi dal resto dell’umanità presente in sala d’aspetto per potersi concentrare meglio sulla musichetta di sottofondo.
Magari è tratta da un film Disney, pensa ancora e, mentre un’idea comincia a delinearsi, la porta dell’ufficio si apre e la coppietta di fidanzatini entrati venti minuti prima finalmente decide di uscirne. Spariscono via senza prestare attenzione a niente e a nessuno, tenendosi per mano, lo sguardo sognante e sorridente fisso su un cellulare.
Ma Ignazio smette di essere interessato ai due giovani nel momento in cui realizza che è arrivato il suo turno. S’inserisce nel vano della porta ancora prima che abbia il tempo di richiudersi.
“Buongiorno, è permesso? Dovrebbe essere il mio turno.”
Il funzionario dietro alla scrivania di vetro lucido alza lo sguardo dal contenitore in cui sta riponendo un piccolo oggetto chiaro. Lo richiude con attenzione e deposita il tutto sotto il piano di cristallo. Tutta l’operazione eseguita sfoderando un sorriso tale da far impallidire le bianchissime luci led di ultima generazione che illuminano l’ufficio.
“Ma prego, si accomodi.” Alla prima M decolla dalla sedia leggero come una libellula e all’ultima I sta già facendo accomodare Ignazio su una delle accattivanti sedie di fronte alla scrivania.
“Grazie.” Riesce solo a dire quest’ultimo, giusto nel tempo necessario all’impiegato per tornare al suo posto, sedersi, protendersi leggermente in avanti, poggiare i gomiti sull’immacolato piano in cristallo di cui sopra e incrociare le dita delle mani come una madonna del settecento, sfoderando al contempo un’espressione di beata accondiscendenza.
“Mi dica, cosa posso fare per lei?”
Ignazio è un uomo di mezza età. Anzi probabilmente la mezza età l’ha superata da non poco, ma questa è una valutazione opinabile, vista la considerevole mutevolezza nella durata della vita umana. Di altezza leggermente inferiore alla media, di peso leggermente superiore, una calvizie incipiente che non riesce a farsi accettare dal suo portatore e un gusto nel vestire che indugia nel vintage strizzando l’occhio ai cestoni delle offerte del Discount.
Prima di iniziare a parlare sistema gli occhiali sul naso con un gesto abituale che assomiglia a una riverenza e si raddrizza sulla sedia. “Sono qui per quella pubblicità che fate in tivù.”
“Ma certamente, certamente. Si riferisce al nostro nuovo rivoluzionario prodotto finanziario.”
“Sì esatto.”
“Fantastico. Sa quanti ne abbiamo già venduti di questi prodotti?”
“Non saprei, ma credo un bel numero, visto che ho dovuto aspettare il mio turno per più di un’ora.”
Il promotore finanziario prorompe in una risata contagiosa. “Ne vendiamo talmente tanti ogni giorno che è impossibile tenere il conto!”
Ignazio si unisce con una risatina decisamente più contenuta, rincuorato di non essere l’unico ad aver bisogno di ricorrere a un finanziamento. “Bene per voi…” Commenta.
Il promotore mantiene il sorriso ma l’espressione cambia, s’incupisce appena. “Non proprio, sa?”
“In che senso?”
“Vede, la Nostra Banca ha da sempre a cuore il benessere dei suoi clienti, la nostra mission è stare accanto ai correntisti in ogni situazione per proteggerne i risparmi e aiutarli a migliorare il tenore di vita con investimenti oculati e poco rischiosi. Anche a costo di non guadagnarci nulla.”
Ora Ignazio non può fare a meno di sorridere. “Mi scusi, ma a questo non riesco a credere.”
“E fa bene,”ribatte il promotore, “fa bene. Vede, sarò franco, lei sa come funziona nei supermercati no? C’è il prodotto in offerta, sottocosto, su cui la società non guadagna nulla, lei si reca nel tal negozio per comprarlo e già che c’è, fa la spesa e acquista altri prodotti su cui vi è un ricavo maggiore.”
Ignazio si sporge avanti incuriosito, prende a suo modo possesso della scrivania poggiando gli avambracci. “Mi sta dicendo che questa promozione che pubblicizzate è solo uno specchietto per le allodole? E’ sicuro di saper fare bene il suo lavoro? Perché non mi sta convincendo.”
“Aspetti, non sono ancora giunto al punto. Lei perché è qui?”
“Mi serve un finanziamento.”
“Sì, ma finanziamenti ne offrono tutti oggigiorno, più o meno con le stesse condizioni, quindi le ripeto, perché è qui, da noi?”
“Ho visto il vostro spot. Promettete un finanziamento immediato oggi e la restituzione della somma dilazionata nei prossimi mille anni. Ovviamente nessuno ci crede veramente, ma la curiosità…”
“Ma è vero!”
“Andiamo… Mille anni? Nessuno vive mille anni.”
“Ovviamente no, certo. Ma è così. Offriamo la restituzione della somma con una rateazione talmente bassa da essere dilazionata in un millennio.”
“E com’è possibile?”
“Come le spiegavo poc’anzi, noi le offriamo questo rivoluzionario prestito in cambio della sua sottoscrizione alla Nostra Banca. In pratica, lei diviene cliente a vita del nostro istituto e s’impegna a mantenere il suo conto, congruamente rimpinguato dal nostro finanziamento, in una delle nostre filiali, per tutta la durata della sua vita. Oltre a demandare la Nostra Banca a gestire per suo conto tutte le sue proprietà, materiali e immateriali.”
“Le mie…”
“Mi spiego meglio, si occuperà di tutto la Nostra Banca. Qualsiasi esigenza, l’acquisto e la vendita di auto o immobili, il pagamento di utenze, della scuola dei suoi figli, o nipoti, la gestione di eventuali patrimoni azionari, vincite al gioco, alimenti a un ex coniuge, acquisti online, prenotazione di vacanze, finanche le pratiche, si spera più in là possibile, del suo funerale.”
A queste ultime parole Ignazio si ritrae nuovamente sulla sedia. “Ok, ma anche in questo caso non vivrò mai abbastanza da poter ripagare.”
“A noi basta che lei rimanga nostro cliente, in questo modo il fondo rimarrà nelle nostre contabilizzazioni, eccetto naturalmente quello che vorrà o dovrà spendere. Sarà ovviamente nostra cura occuparci del suo benessere.”
“Non credo di aver capito cosa ci guadagnate voi.”
“Pubblicità. Visibilità. Un’ottima reputazione. L’offerta non durerà a lungo. Solo pochi privilegiati avranno la fortuna di potervi accedere. Lei, come la coppia prima di lei, avete questa possibilità perché vi siete presentati. Avete creduto alla nostra pubblicità. E avete fatto bene.”
Ignazio si fa pensieroso, analizza i pro e i contro di quello che gli è stato appena proposto e, anche se non crede di aver capito completamente il meccanismo alla base dell’offerta, i suoi pensieri si focalizzano sui bisogni immediati.
“E di che cifra stiamo parlando?” Domanda.
“Lei di quanto ha necessità?”
Si prende il tempo necessario per pensarci. Una cifra l’aveva già in mente, lo stretto necessario, poi la raddoppia e la raddoppia ancora. Per qualche strano motivo il numero che esce dalle sue labbra è moltiplicato. Di molto.
Il promotore non sembra preoccuparsene. Anzi, senza fare una piega afferra il suo IPhone e calcola una controproposta. Poi gliela mostra.
Per metabolizzare la cifra Ignazio impiega parecchi secondi. “Oh, perdiana, direi che va benissimo. E quel numerino sotto sarebbe la rata di restituzione?” Biascica aggiustandosi gli occhiali che scivolano sul naso affilato.
Il promotore annuisce. “Esatto, vedo che sembra soddisfatto. Se per lei va bene direi di procedere, come ha visto ci sono molte altre persone in attesa la fuori.”
“Sì.”
Il promotore recupera il contenitore sotto il piano della scrivania. Ne estrae un piccolo aggeggio grigio chiaro. “La procedura è molto semplice. Basta la scansione del suo chip identificativo, che abbiamo già eseguito non appena è entrato, e la sua approvazione tramite riconoscimento del DNA. Ecco, appoggi qui un dito, quello che vuole, sentirà solo una piccolissima puntura. Perfetto. La cifra è appena stata depositata su un conto a suo nome nella Nostra Banca.”
Ignazio si osserva il dito, sul cui polpastrello una minuscola goccia di sangue inizia immediatamente a coagulare. “Tutto qui?”
Il promotore recupera uno smartphone di ultima generazione e torna a circumnavigare la scrivania, stringe un braccio del suo nuovo cliente mentre accompagnandolo verso l’uscita gli porge il cellulare. “Tutto fatto. Questo è per lei, un gentile omaggio della Nostra Banca con il quale potrà tenere sotto controllo il suo conto mediante l’apposita app precaricata. Sono quindi lieto di annoverarla tra i nostri correntisti. Si goda i suoi soldi. Avrà tutto il tempo che vuole per restituirli. E non si preoccupi più di nulla, la Nostra Banca lavorerà per lei. La Nostra Banca ha a cuore il benessere dei suoi clienti.”
Mille anni, pensa Ignazio mentre guadagna l’uscita con un sorriso beato che non sfugge alla coda interminabile di aspiranti clienti, se ne vivrò altri trenta sarà già un lusso…

L’effetto è lo stesso di quando ci si risveglia da uno strano sogno.
Uno di quei sogni lunghissimi che ti sembra continuino anche quando per qualche motivo ti svegli e poi riprendi a dormire.
Uno di quei sogni in cui non ti succede niente di particolare, semplicemente trascorri una o più giornate della tua vita facendo più o meno le cose che fai di solito.
Uno di quei sogni così, con la differenza che questa volta hai la percezione di ricordare una vita intera. E hai la certezza di ricordare che alla fine di quella vita sei defunto.
Sì, Ignazio ricorda molto bene il momento della sua dipartita.
Una scena classica, un letto d’ospedale, parenti stretti tutt’intorno, figli, nipoti, perfino un pronipote appena venuto al mondo. Un quadretto meravigliosamente commovente se si fosse trattato della morte di qualcun altro.
Invece è stato lui ad andarsene, di questo è sicuro.
Quello che non si spiega è come mai ora ha la precisa sensazione di essere ancora vivo. Non si tratta certo di vita dopo la morte, almeno crede, perché se così fosse, sarebbe maledettamente deludente. Si trova ancora in quella che sembra una stanza d’ospedale. Solo che accanto al suo letto, se così si può chiamare il piano imbottito su cui si è svegliato, ce ne sono molti altri, occupati da persone con lo stesso sguardo stranito che anche lui è sicuro di avere.
Cerca di sollevarsi, di mettersi a sedere, ma qualcosa lo trattiene.
La voce sorprende tutti, quella voce che ricorda molto bene.
“Carissimi clienti! Che piacere rivedervi. So che vi sentite leggermente confusi al momento, vi domandate come mai non siete in Paradiso, nel Valhalla, nei Campi Elisi o in qualunque altro luogo credevate di finire. Per cui vado subito a darvi la spiegazione. Siete morti, sì, ma siete stati clonati dalla Nostra Banca, che ha a cuore il vostro benessere. Senza contare che tecnicamente siete nostri debitori all’incirca per un millennio. Naturalmente ora le vostre vite, questa e tutte quelle che seguiranno, sono di proprietà della Nostra Banca. Fino al completo risanamento del vostro debito. E siccome la Nostra Banca tiene al vostro benessere, abbiamo provveduto a non farvi perdere i preziosi ricordi. Per cui buona continuazione, cari clienti, la vostra, anzi, le vostre nuove vite lavorative vi attendono.”

16 Comments

  1. Walter ..Buona domenica:-))) Aiutooooo. Tremendo.. quasi da proporre come sceneggiatura per un”Black Mirror”! Bellissimo ..pensavo che ai clonati proponessero uno sconto sul millennio con una semplice donazione di organi…magari una gamba, un orecchio…:-)))

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  2. Sono un po’ stranita… e se fosse davvero così? Oddio i ricordi fanno scuola, me li tengo ben stretti. Anche il fatto di rinascere, pur con debiti, non sarebbe male. Posso scegliere il colore dei capelli e l’altezza ?

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