#110 – Gentlemen’s Agreement

Preferivo continuare a dormire. O rimanere nello stato in cui stavo. Qualunque fosse.
Perché non lo ricordo bene. Almeno non provavo dolore. Invece il risveglio è accompagnato da una fitta dolorosa alla base della testa. Molto dolorosa.
Apro gli occhi e cerco di capire dove mi trovo, ma vedo solo una gran luce. Molto luminosa. Accecante direi. Quindi richiudo gli occhi. Ma la luce continua a importunarmi anche attraverso le palpebre.
“Ben tornato tra noi, signor Marchiori.”
“Grazie.” Rispondo in automatico alla voce che arriva da qualche parte alle mie spalle. Sono una persona educata. La luce continua a insistere. “Potrebbe gentilmente regolare la fonte luminosa in modo da renderla accettabile?” Domando. Sento il proprietario della voce ridacchiare e associo quel modo di ridere a un volto. “Signor Vornicu?” Aggiungo.
Una figura attraversa velocemente la luce, donandomi appena un istante di sollievo.
“Mi spiace, signor Marchiori, anche volendo non potrei, non fa parte della procedura.”
Chissà perché sentir pronunciare la parola <> in questo contesto mi trasmette una certa ansia. Mi rendo conto solo adesso di non sapere con precisione dove mi trovo. Il dolore alla base del cranio non aiuta a ricordare. Nemmeno le manette ai polsi che mi bloccano alla sedia aiutano.
“Signor Vornicu, se mi è concesso, potrei sapere cosa sta succedendo?”
La luce finalmente si abbassa, posso riaprire gli occhi e cercare di guardarmi attorno. Non che ci sia molto da vedere. Una, due, tre pareti di cemento grigio e un riflettore da cantiere piazzato proprio di fronte. Spento, finalmente, anche se la lampada a incandescenza ancora pulsa di calore. La sua immagine in negativo stenta a svanire dalla mia retina. Vornicu torna nel campo visivo, abbastanza limitato, dato che ho la testa bloccata da qualcosa.
“Immagino che si senta leggermente confuso, signor Marchiori.”
“Leggermente confuso? Direi che è un po’ riduttivo.”
“Mi dica, ricorda gli accadimenti delle ultime ore?”
Fammici pensare, piccolo bastardo. “Forse può aiutarmi lei? Mi sembra di ricordare un accordo tra gentiluomini. Ma non mi pare che i termini prevedessero il mio risveglio ammanettato a una sedia in una stanza degli orrori.” Il piccolo bastardo sorride mentre si sporge in avanti. Tiene qualcosa tra le mani ma non riesco a vedere cosa sia.
“Lei è una persona squisita, signor Marchiori. Sa, raramente mi trovo ad avere a che fare con individui della sua levatura e ironia. Solitamente i miei clienti sono molto più, come dire, diciamo che al risveglio la loro reazione è meno signorile.”
“Non fatico a immaginarlo.”
“Per tornare a noi, signor Marchiori…”
“Potrebbe smettere di ripetere il mio nome in modo così mellifluo?”
“Potrei, ma abbasserebbe di molto la teatralità del momento. Benissimo. Dicevo, come giustamente ricordava, Signor Marchiori, abbiamo stipulato un accordo. Gli accordi si fanno tra uomini d’affari, n’est pas? Ed io, come uomo d’affari, devo badare prima di tutto ai miei interessi.”
Mentre ascolto il piccolo bastardo comincio a pensare di non trovarmi in una situazione molto favorevole. Cioè, ovvio che risvegliarsi con una gran botta in testa e legato a una sedia non è il massimo, ma fino ad ora ho pensato a una specie di disguido, o di scherzo, o che so io, un incidente. Ora comincio ad avere qualche dubbio.  Il viscido sembra aver voglia di parlare.
Se solo riuscissi a capire che cosa sta maneggiando.
Lo ascolto e mi rivedo, il giorno prima, discutere con lui sui dettagli dell’accordo.
Mia moglie appena ritirata in camera, dopo l’ennesima discussione. Discussione per un tentativo di riconciliazione esausto. Per un weekend inziato male e finito peggio che ci ha portati nel mezzo di una campagna quasi disabitata, quasi grati d’aver trovato una bettola con delle stanze libere.
E poi lui, il Vornicu, il titolare, complice gentile e affabile come il serpente dell’Eden che si avvicina a me con la sua proposta.
E mi convince, diavolo se mi convince, forse grazie anche a quei due bicchierini di troppo non lo so. E convince anche la mia signora, il mattino dopo, a visitare l’attrazione principale del suo agriturismo.
Che cos’è, ha chiesto lei. Un pozzo senza fondo, rispondo io, unico al mondo.
Maddai, replica lei saccente come al solito, non esistono pozzi senza fondo.
Controlla, le dico io. E la spingo giù. Niente testimoni, niente prove, come da accordi.
Non un gemito, non un grido con quella sua voce stridula e fastidiosa. Semplicemente è finita giù nel buco. E doveva essere senza fondo davvero, perché non ho sentito il tonfo.
E fino a qui, il racconto del Vornicu combacia con i miei ricordi. “Qualcosa mi dice che non ho compreso bene tutte le clausole dell’accordo.”
Il dolore alla testa non è migliorato molto, ma la fitta che sento al braccio è ancora più dolorosa. Il piccolo bastardo non è un granché come infermiere. Sospetto anzi che l’ago sia leggermente spuntato. Probabilmente non è la prima volta che lo usa. Pure tirchio.
“Lei mi offende, signor Marchiori, un accordo è un accordo. Il problema, per lei almeno, è che l’accordo primario non l’ho stipulato con la sua persona, che possiamo definire più che altro parte del contratto.”
La sedia comincia a girare, la prospettiva cambia. Per un secondo rivedo il Vornicu scivolare davanti a me, poi la mia attenzione è catalizzata dalla vetrata che occupa la quarta parete della stanza. E dal volto che mi osserva dall’altra parte.
“Vede, signor Marchiori, quando voi gentiluomini accettate i miei servigi e, di conseguenza, quelli del mio fidato pozzo senza fondo, siete disposti a pagare molto, moltissimo, per il mio silenzio e per la profonda oscura omertà del mio amico. Quello che non potete immaginare è quanto di più sono disposte a sborsare le vostre signore per vedere fino a che punto arriverete a spingervi. Molti non hanno il coraggio di arrivare fino in fondo. Ma lei, signor Marchiori, ha dimostrato una fermezza invidiabile, davvero.”
“Lei mi lusinga, signor Vornicu. Posso sapere cosa mi sta iniettando nel braccio?”
“Una miscela di mia invenzione, niente di che, veleno per topi e altre sostanze messe al bando dall’Unione Europea. Le doneranno una morte sufficientemente lenta e dolorosa da darle il tempo di pentirsi dei suoi peccati.”
“Mi sento già molto pentito…”
“Non credo la mia cliente la pensi allo stesso modo…”
Che dire. Il signor Vornicu sa il fatto suo. La brodaglia che mi sta iniettando comincia a fare effetto. Il dolore alla testa ormai mi sembra una condizione invidiabile in confronto agli spasmi che stanno prendendo piede un po’ ovunque. C’è un lato positivo in questo tragico finale, sembra che il veleno mi abbia tolto la vista e per lo meno non sono costretto a vedere la mia adorabile mogliettina godersi lo spettacolo da dietro il vetro.

La luce nella stanza al di là del vetro si spegne. Completamente. Lo spettacolo è finito. Una porta che non aveva notato prima si apre e la figura di Vornicu passa dall’oscurità alla luce flebile.
“Signora Marchiori, ha gradito lo spettacolo?”
“mmmm…”
“Oh, mi scusi, dimenticavo. Stia tranquilla, la pozione paralizzante terminerà il suo effetto a breve. Dopodichè, potremo provare questo mio nuovo prodotto. Nelle mie intenzioni dovrebbe favorire la liquefazione dei suoi organi interni. Ma non si preoccupi, abbiamo tempo.”

8 Comments

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...