“Oggi non mi hai pensato.”
Lui spalanca gli occhi nel buio. Ora è di nuovo silenzio ma la voce di lei sembra ancora rimbalzare sulle pareti.
“Come sei entrata?” Domanda, rendendosi immediatamente conto di aver chiesto una cosa stupida.
Lei tace, attende.
Lui si solleva dal letto e accende la piccola lampada sul comodino. La luce è leggera, disegnata per non disturbare, per non violentare l’oscurità notturna.
Lei è seduta per terra, sul morbido tappeto proprio sotto la finestra. E’ appena al di fuori del debole fascio di luce, ma sembra avere il potere di assorbirne i fotoni vagabondi per nutrirli e farli risplendere più del dovuto.
Lui sospira osservandola. Non riesce a contenere il sorriso di un bambino la notte di Natale, di fronte a un regalo meraviglioso. “Dio, quanto sei bella.”
Ora tocca a lei sorridere. Se arrossisce non si vede. “Oggi non mi hai pensato.” Ripete. Adesso la sua voce non ha più la forza di svegliarlo dal dormiveglia, lo avvolge invece come una carezza.
Il sorriso di lui s’incrina, ma solo un poco. “Sì invece…” cerca di dire, ma con poca convinzione. Vorrebbe alzarsi e raggiungerla, si ricorda d’essere nudo, con un moto di vergogna tira a sé il lenzuolo finito appallottolato sul bordo del letto. Abbassa lo sguardo.
E’ lei ad alzarsi. Lo fa con un solo movimento che sembra sfidare la legge di gravità. Indossa lo stesso abito da sera di molti anni prima, porta i capelli allo stesso modo. “Ricordi quando ci siamo conosciuti?”
“E come potrei dimenticarlo?” Sussurra lui. “Eri così bella da togliere il fiato.”
Lei cammina per la stanza, incuriosita dai particolari, dalle piccole cose. Prende tra le mani un posacenere di creta, uno di quelli fatto dai bambini per la festa dei papà. “Fumi ancora?”
“Ho smesso da quel giorno.”
Lei annuisce, poggia il posacenere e posa lo sguardo su di lui. “Mi avevi fatto una promessa.”
Si alza anche lui, ormai incurante del lenzuolo che cade a terra, incurante della sua nudità. Le si avvicina, cercando di afferrarle un braccio, almeno toccarle una mano. “E l’ho mantenuta, l’ho mantenuta.”
Lei si scansa, agile come un gatto. Si siede sul bordo del letto, accavalla le gambe lasciando scivolare lungo una coscia la gonna lunga. Lui rimane immobile, incapace di provare qualsiasi altra cosa se non il desiderio di continuare a guardarla. “Sei stato il primo ad avermi sorpreso.”
“Eri meravigliosa quel giorno, proprio come ora. Impossibile non dirtelo.”
Lei solleva una mano verso di lui, che come un automa risponde al comando e si avvicina. Si lascia accarezzare il volto, godendo di ogni minimo contatto delle dita di lei. “Anche tu non sei cambiato molto, mio caro. Dimmi, sei felice?”
Lui vorrebbe risponderle immediatamente di sì. Perché ora, in questo momento, è felice come non mai. Ma la risposta che lei vuole sentire è un’altra. Si concede il tempo di guardarla negli occhi mentre ancora una volta, come ogni giorno negli ultimi vent’anni, ripensa al momento in cui l’ha conosciuta. Lo aveva capito, in quel preciso istante, che lei era lì per lui e allo stesso tempo non avrebbe mai potuto essere sua, ma le si era avvicinato comunque, andandole incontro a passo svelto, studiando ogni suo meraviglioso particolare, fino a poter essere così vicino da dirle che era e sarebbe sempre stata la creatura più meravigliosa che lui avrebbe potuto incontrare. Vide gli occhi di lei sciogliersi in un sorriso incredulo, poi sentì la sua voce pronunciare la domanda. Prometti di pensarmi ogni giorno? Lo prometto, rispose lui, guardandola allontanarsi, per poi tornare verso la chiesa, verso l’altare, verso la vita che doveva essere.
Verso la vita che è trascorsa portandogli amore, sofferenza, gioia, dolore e infine una felice tranquillità. Una vita in cui ogni giorno l’immagine di lei è tornata a rinnovarsi nella sua mente, non fosse anche per un solo istante prima di concedersi al sonno.
“Hai ragione.” Risponde infine. “Non ti ho pensata. Oggi.”
Lei sorride soddisfatta. “Lo so, caro.” Sussurra, continuando ad accarezzare il volto di lui. “Come ti dicevo, sei stato il primo a sorprendermi, quel giorno. Per questo ti ho fatto un regalo. E fino ad oggi te lo sei meritato. Ora sono venuta a riprenderlo.”
Lui continua a sorridere mentre i suoi occhi si spengono e il suo corpo si affloscia sul pavimento.
“Bastava che mi dessi la buonanotte.” Mormora lei, sparendo nel buio.
#109 – Buonanotte

si è innamorato della morte 😮 che storia struggente. Bellabella😍
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie 😊
"Mi piace""Mi piace"
Per un attimo ho pensato che capitasse pure a lui di ricevere visite di fantasmi, nonne amate, figlie sognate, amici immaginari. Per non parlare di giraffe tenere! Ma niente, era la morte. 😕
"Mi piace"Piace a 2 people
La visita definitiva…
"Mi piace"Piace a 1 persona
Lei cammina insieme a noi, è nata con noi.
Quindi salutarla mi pare doveroso, così continua ad esserci viva (ma non troppo morta eh…)
un saluto
.marta
"Mi piace""Mi piace"
Un saluto anche a te. Mi hai fatto tornare in mente una passaggio del libro “La bussola d’oro”, nel quale si racconta (se non ricordo male) che ognuno di noi fin dalla nascita convive con l’ombra della sua morte che a un certo punto lo prende e lo porta via… Terribile e meraviglioso. Bene. Spero di averti rallegrato la serata e… buonanotte.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Affascinante
"Mi piace"Piace a 1 persona
I tuoi racconti sono sempre affascinanti, raffinati ed ironici
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ueilà, ho fatto il pieno di complimenti grazie a te! Grazie ancora. Buona giornata.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Sono meritatissimi! Buona giornata anche a te
"Mi piace"Piace a 1 persona