#101 – Il Professore

Alle sette e trenta del mattino il bar è come al solito già affollato.
C’è il gruppone fisso dei pensionati. Occupano quasi tutti i tavolini nell’angolo dove c’è il televisore. Non è che consumano molto ma il padrone del bar li sopporta perchè son tutti suoi amici. In effetti anche lui passa più tempo seduto ai quei tavolini con loro che dietro il bancone.
Per quello c’è la moglie Maria e la ragazza che lavora per loro, Katarina. La Kate arriva da qualche paese dell’est il cui nome finisce con ia, ma che nessuno si prende mai la briga di ricordare con esattezza, ed è veloce. Spara caffè alla velocità di una mitragliatrice Gatling a canne rotanti e prepara le comande ancora prima che i clienti compaiano nel locale. Tanto li conosce tutti, sa a che ora arrivano e cosa vogliono, di cosa parleranno e dove si metteranno a consumare.
La Maria si limita a stare sprofondata dietro la cassa con l’espressione di chi a sessantasette anni ancora non ha capito cosa vuol fare nella vita. O forse l’ha capito ed è per questo che ha quella faccia.
Nonostante lei, l’atmosfera è vivace come ogni mattina. Tra clienti abituali che entrano ed escono in continuazione, gente di passaggio in astinenza da sigarette o gratta e vinci e una marea di liceali che per circa mezz’ora intasano ogni angolo, per poi defluire via magicamente.
E’ proprio dopo la scomparsa della mandria di teenager che compare il Professore.
Lo chiamano proprio così, Professore, con la P maiuscola perfino nella pronuncia. Perchè nessuno nel bar conosce il suo nome e soprattutto perchè del professore ha l’aspetto.
Alto, asciutto ed elegante, il viso anziano e severo contornato da una precisa barba candida e folta. Abiti su misura di un’altra epoca e un Borsalino originale calzato sul capo in maniera impeccabile.
Il Professore trattiene la valigetta portadocumenti sotto braccio mentre si ferma quasi sull’attenti al bancone. Kate ha già preparato il suo caffè d’orzo macchiato. Giusto il tempo di berlo per poi seguire la folla di studenti tra le mura del liceo lì accanto.
“Buongiorno Prof.” Lo saluta Kate.
“Buongiorno Professore.” Le fa eco Maria, nell’unico spasmo di vitalità di tutta la giornata, cercando di farsi notare tra un espositore di sigarette elettroniche e uno di gomme da masticare.
Il Professore ricambia il saluto mentre dolcifica la bevanda.
Il discorso termina lì, ai saluti. Il Professore non è un uomo di molte parole, né dentro né fuori dalla sua aula. Ad ogni tentativo di conversazione glissa educatamente, oppure risponde con quesiti filosofici che hanno il preciso scopo di creare nell’interlocutore un dubbio impossibile da dipanare, e che di solito portano ad una risposta del tipo Eh, d’altronde…
Ma questa volta uno del club dei pensionati lo incalza con una domanda.
“Professore, cosa ne pensa di questa storia?”
Con leggero e malcelato fastidio, il Professore si volta tamponandosi le labbra con un tovagliolino dopo aver appena assaggiato l’orzo macchiato.
“Prego?” Domanda.
Il vegliardo si alza leggermente dalla sedia mentre indica la televisione. “Quella storia lì. Il maestro che hanno arrestato.”
“Altro che arrestarlo!” Esordisce un altro degli arzilli.
“Dovrebbero ammazzarlo.” Commenta un terzo.
“So io cosa gli farei a quello lì.” Chiosa un quarto.
Il Professore si concentra sulla notizia che sta passando al telegiornale, non mancando di far trasparire il disappunto per essere stato chiamato in causa.
Non riesce a distinguere chiaramente l’audio a causa del vociare degli ottuagenari residenti stabili del locale, ma immagini e didascalie sono eloquenti. Un uomo viene portato via in manette da un edificio scolastico. Agenti della polizia scientifica in azione attorno a un’anonima  villetta. Poi immagini di repertorio che mostrano alunni di una scuola elementare e i loro genitori. I soliti personaggi di contorno intervistati che improvvisamente si rendono conto d’aver avuto a che fare con un mostro e che solo ora si spiegano tutti quegli strani comportamenti, amici e familiari che dichiarano di non aver mai sospettato nulla.
“Schifoso,” sentenzia il gestore del bar, confuso tra i suoi coetanei, “molestare dei bambini! E glieli portavano anche a casa per le lezioni private! Ma anche quei genitori…”
“E adesso pensano che possa aver rapito anche tutti quei ragazzini che son spariti negli ultimi anni.” Puntualizza un’altra voce del coro.
“Li avrà sepolti da qualche parte.” Conclude un altro.
Il Professore non riesce a contenere lo sdegno e, contravvenendo alla sua naturale riservatezza, declama: “Quell’uomo è una vergogna per tutta la nostra categoria nonché per l’intera razza umana, fortunatamente per un essere stupido e spregevole come lui vi sono innumerevoli esempi di dedizione al lavoro e alla passione che contraddistingue noi educatori di giovani virgulti. Spero vivamente che il suo arresto porti ad una condanna esemplare che possa esser di monito a tutti coloro che come me condividono il sacro fuoco.”
“Bravo Professore!” Esclama l’ennesimo vecchino scatenando l’applauso del club, mentre il servizio al notiziario termina e la discussione devia inesorabilmente sull’ultimo acquisto milionario della squadra di calcio cittadina.
Il Professore finisce il caffè ancora visibilmente scosso dalle immagini del telegiornale. Rotea su se stesso con un movimento degno di un primo ballerino e posa la tazzina. Preleva dalla tasca della giacca la solita moneta da due euro e mentre paga la consumazione una parola sfugge alle labbra. “Idiota.”
“Come?” Domanda la Maria, mentre ancora tenta invano di farsi notare dietro il vassoietto poggiamonete della cassa.
“Nulla,” risponde il Professore a mezza voce, “dicevo che quell’insegnate che hanno arrestato è un idiota.”
“Ah, sì, sì, un delinquente.” Conferma la Maria.
“Sante parole, Professore.”  L’ammirato saluto di Kate, appena prima di riprendere uno stentoreo sorriso nel servire la coppia appena entrata.
Proprio un idiota, pensa ancora il Professore mentre esce dal locale. Abusare di bambini perfino nelle aule scolastiche.
Una vergogna per la categoria, sicuro.
Dilettante, come molti altri che non conoscono nemmeno l’ABC della professione.
Pochi passi e supera l’ingresso della scuola.
Mai approcciare durante le lezioni.
Entra in classe.
Mai dare adito a sospetti.
Chiama l’appello.
Mai più di una vittima all’anno.
Il Giorgietti è assente?
Certo che è assente. E lo sarà per sempre. Mai testimoni.

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