#60 – La chiacchierata

“Polonio, ti ho detto di non portarmi vicino a quella lì.”
“Mio nome non è Polonio, sono di Polonia.”
“Appunto.”
“E poi cosa ha che non va quella signora? E’ bella signora.”
“E per forza l’è bella, l’è ricca.” Commenta l’anziana sulla sedia a rotelle blu, trincerandosi poi in un silenzio offeso.
Il badante polacco fa di testa sua e la posiziona accanto a un’altra signora anzianotta, fiera proprietaria di una sedia a rotelle rossa nuova fiammante.
Sedia blu grugnisce qualcosa verso il suo accompagnatore che ormai si è trasferito fuori dalla portata di lamentela, intento a cercar di fare colpo con la collega più giovane, al servizio di sedia rossa.
Sedia rossa libera un lungo ma flebile sospiro, e senza smettere di sistemare la copertina di pizzo che le copre le ginocchia, saluta la nuova arrivata. “Allora mia cara Giovannina, come si sente stamattina?”
Giovannina trattiene a stento una smorfia. “Non mi chiami Giovannina. Lo sa che non mi piace. E poi sono più vecchia di lei, Pierina.”
“Ah, sempre la solita brontolona la mia Giovannina. Dormito male?”
“Dormito poco. In questo postaccio ci sono dei letti che fan paura. Mi sarò addormentata alle quattro. E alle sei Polonio era già lì a svegliarmi.”
“Polonio? Ah, il suo badante. Ma il suo nome non è Pawel?”
“E io che ho detto?”
“Magari il fatto che lei dorma poco può dipendere dai letti delle stanze triple del vostro piano, cara. Comunque pensi che nonostante la mia camera singola al terzo piano, guardi, io non ho addirittura chiuso occhio. Non riesco proprio più a dormire. Dovrò sicuramente riferirlo al medico quando arriverà martedì.”
Giovannina grugnisce di nuovo, studiando la sedia a rotelle della Pierina. Sembra, anzi sicuramente è, nuova di zecca, mentre la sua deve aver trasportato chissà quanti poveri decrepiti prima di lei. “Io gliel’ho già detto al dottore, ma tanto lo so perché non dormo. E’ colpa della schiena. Non mi passa questa sciatica.”
Pierina solleva una mano e la ondeggia a mezz’aria mentre risponde. “Ah guardi, non me ne parli, io percepisco un dolore che parte dalla spalla sinistra e si propaga giù dritto al piede destro. Non le dico le stilettate.”
Giovannina sbuffa. “E poi la sarà anche la pressione. Continuano a cambiarmi le pillole, ma a me quelle pillole lì sembra che non funzionino mica.”
“Non me lo dica, Giovannina. Pensi che io in una settimana le ho cambiate ben sei volte. Le ultime addirittura mi han provocato dei forti capogiri.” Ribatte Pierina, mimando con la testa un movimento ondulatorio.
Giovannina non demorde. “Eh, anche a me, mi vengon le allucinazioni.”
Pierina sembra avere uno scatto da centometrista, pur rimanendo immobile.“Allucinazioni? Di più! Immagini che ero convinta di essermi lanciata col paracadute! Tra l’altro uno sport che ho praticato in gioventù, nonostante ai nostri tempi non fosse una pratica d’uso comune, nevvero? Ma lo trovavo molto eccitante. Insomma, le dicevo, mi son immaginata di essermi lanciata ancora, bellissimo. Solo che poi han dovuto tirarmi su dal pavimento…”
Giovannina si volta verso la sua compagna forzata, con un’idea che comincia a prendere forma.  Prova a sondare il terreno. “L’altro giorno ho pestato la spalla contro la porta, ho ancora la fasciatura sotto. Mi fa un male…”
Pierina si massaggia una coscia d’istinto. “Beata lei, per così poco, pensi che mi hanno tolto il gesso al femore ieri. Doppia frattura scomposta. Non si vedeva il gesso perché era un tipo nuovo, molto sottile. E io non son certo una da lamentarsi.”
“Be’ sì,” la conforta Giovannina, “adesso con queste nuove diavolerie, fan miracoli. Infatti oggi son già in giro anche se mi hanno operato al cuore ieri. Tre bypass.”
Pierina allunga il collo, interessatissima. “E se l’è cavata ancora bene. A me ne han messi quattro e durante l’anestesia han riscontrato e asportato un qualcosa nel cervello che faceva spinta, non mi chieda i dettagli che non conosco però, il primario non ha voluto dirmeli perché sono impressionabile.”
A questo punto Giovannina non ribatte, e le due si studiano a vicenda ma senza guardarsi direttamente.
Pierina sistema la copertina sulle gambe, lo sguardo aristocratico che vaga tra un grande agave del terrazzo ai tavoli della canasta dove si stanno disputando le semifinali del torneo Regionale Case di Riposo Convenzionate. Un omino spesso poco più della sedia che lo regge esulta alzando le braccia e rimanendo incriccato. Viene portato fuori dal campo. Per lui stagione finita.
Giovannina butta un occhio a Pawel e alla sua collega, solo un paio di metri alle loro spalle. Pawel è alto un metro e ottanta ma trasporta perennemente su di sé almeno un quintale di adipe superflua, che per la maggior parte sembrerebbe concentrata sulla pancia, tanto che la maglietta bianca non riesce a coprirla fino in fondo. Nonostante questo Pawel sembra impegnatissimo nel cercare di far colpo sulla collega, badante di Pierina. Regala l’impressione di essere appena uscita da una beauty farm, giovane, carina e il cui profumo francese, sicuramente regalatole da Pierina, riesce ad arrivare fino a lei, che decide di lanciare la stoccata finale.
Si allunga sulla sedia blu quel tanto da poter parlare a Pierina senza che altri possano sentire. “Ma lei lo sa cosa mi è successo ieri?”
“Cosa, cosa?” Chiede Pierina, improvvisamente attentissima.
“Però mi raccomando, qui non vogliono che si sappia…”
“Sì sì, cos’è successo?”
“Ieri, dopo che m’hanno operato al cuore, son rimasta morta per sette minuti. Il dottore ha detto che mi han tirato fuori per miracolo.”
Pierina strabuzza gli occhi, stringe nervosamente la copertina e ripete. “Sette minuti?”
“Non un secondo di più!” Risponde Giovannina, con un leggero sorriso disegnato tra le rughe.

Un quarto d’ora dopo le badanti tornano a recuperare le loro assistite, Pawel cercando di allungare la maglietta sulla pancia e la collega finalmente contenta che il tempo da trascorrere con lui in giardino sia finito.
“Allora, signora Giovannina, adesso andiamo camera poi sala pranzo. Stasera c’è Sanremo in tv.” Dice lui.
“A me la musica non è che mi piace così tanto.” Borbotta la Giovannina.
Sono ormai sulla rampa che porta all’interno quando il grido di allarme squarcia la tranquillità della casa di riposo.
La giovane badante di Pierina urla di chiamare l’infermiera caposala immediatamente.
“Non c’è fretta,” mormora Giovannina, “è sempre stata una che ci teneva a fare quel qualcosa in più, la Pierina… ma canta anche Al Bano stasera?”

 

immagine tratta liberamente dal web

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