#35 – E allora, Auguri!

E insomma, me ne stavo lì bello pacifico perfettamente accoccolato nel buco del mio divano, formatosi grazie a giorni e giorni di ozio massacrante e paziente dedizione alla causa delle serie televisive.
Stavo rabbrividendo di piacere e nostalgia nel vedere gli ultimi minuti della puntata finale dell’ultima stagione della mia serie preferita in assoluto. So che qualcuno tra voi potrà pienamente capirmi, altri forse meno.
Era un’invernale domenica mattina, il sole stava timidamente cercando di farsi strada tra la nebbia e la notte era appena trascorsa in un susseguirsi di caffè, patatine di scarsissima qualità, venefiche bibite colorate e televisione. Insomma una figata. Talmente ero preso dalla narrazione della serie che non mi accorsi da subito del campanello che suonava. Nella mia ubriacatura mediatica l’avevo associato alla scena che in quel momento scorreva sullo schermo. Realizzai che però risultava difficile per un campanello tipicamente condominiale risuonare tra le dune di un assolato deserto di ammoniaca di un lontano pianeta. Tornato per qualche istante sulla terra mi resi conto di due cose, la prima che qualcuno stava veramente suonando alla mia porta, la seconda che non poteva trattarsi di altro se non qualche convintissimo evangelizzatore la cui unica missione nella sua esistenza, almeno per quel giorno, era martoriare le mie parti intime. Adottai quindi la tattica dell’opossum, ossia mi finsi deceduto. Inforcai le cuffie wireless per escludermi dal resto del mondo e mi immersi nuovamente nel brodo virtuale dello schermo televisivo.
E nel momento esatto in cui nella finzione scenica un’immane esplosione stava mettendo fine a un sacco di problemi dei protagonisti, la porta di casa deflagrò in mille pezzi, distruggendo, tra le altre cose, anche lo schermo 42’’ ultra hd che stavo fissando, peraltro con un ormai evidente problema di congiuntivite oculare. Mi ritrovai a fissare il più grosso palco di corna che avessi mai visto, esattamente dove prima si trovava la porta. Dopo aver polverizzato quella che credevo fosse una sufficiente protezione contro il mondo esterno, la renna si profuse in una specie di sordo brontolio e indietreggiò, lasciando entrare una piccola folla di omini verdi che mi ricordarono terribilmente Yoda, il maestro jedi di Star Wars.
Sembrava di assistere ad una scena accelerata almeno a 32x, nella quale gli elfi ninja/jedi mi accerchiarono, sollevarono e immobilizzarono. (Questi tre verbi così coniugati mi suonano malissimo, ma credo siano comunque corretti.)
Una cosa forse ho omesso di dire all’inizio del racconto. Quel giorno era Natale.
E avevo scientemente scelto di ignorare la festività.
Ignorare gli addobbi natalizi, il clima natalizio, gli auguri natalizi e di felicissimo nuovo anno che ogni dodici mesi tornano puntuali come una leggenda sulla fine del mondo. E vi stavo riuscendo discretamente. Avevo perfino staccato il telefono e bloccato ogni social da giorni per superare lo tsunami di insopportabili frasi di circostanza e ogni tipologia di auguri, da quelli istituzionali fino a quelli di bassa lega e gusto discutibile.
Ci stavo riuscendo, appunto, se non fosse stato per quel vecchio e grasso Boss del Natale che i più si ostinano a chiamare Babbo. Ve lo dico io, non ha niente di paterno quel tipo, e sorvolo sui suoi metodi di persuasione e soprattutto su quello che tiene nascosto sotto il giaccone rosso.
Dopo quella mattina sono sicuro di una sola cosa.
Della mia ferma e precisa volontà di esprimervi i miei Migliori Auguri di Buon Natale e Buon Anno.
E siccome vorrei evitare di ricevere altre visite indesiderate, mi raccomando, cercate di trascorrere anche una Serena Epifania!

6 Comments

    1. Grazie. Onestamente non pensavo a una serie in particolare, in realtà non sono nemmeno un consumatore incallito. Certo una buona esplosione non manca quasi mai… Di Breaking Bad ho sentito parlare così tanto che prima o poi dovrò affrontare una “notte bianca”. Buone Feste a voi dalla parte opposta dello stivale!

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