Aldo è da tutti conosciuto come Aldino, forse per via della sua statura minuta, forse per via del suo carattere remissivo e oltremodo timoroso. Si può tranquillamente affermare che Aldino provi angoscia nel fare qualsiasi cosa, perfino chiedere un caffè.
Quando Aldino trova l’accendino sul marciapiede si guarda intorno trafelato alla ricerca della persona che potrebbe averlo perso. Non lo sfiora neanche per un attimo l’idea di tenerlo per sé. Le possibili ripercussioni di un tale gesto lo terrorizzerebbero. Se dovesse infilarsi in tasca quell’oggetto trovato per strada, di certo tutti, al suo passaggio, come minimo si volterebbero a guardarlo con aria disgustata, additandolo come un ladro o un volgare approfittatore. Giunge addirittura a domandare ai passanti se lo hanno perso loro, nella speranza che possano liberarlo da quel pesante fardello. Ma dopo qualche minuto, incredibilmente l’accendino è ancora in suo possesso. Lo tiene nel palmo delle due mani aperte, con cautela, come se scottasse. Si arrischia infine a osservarlo meglio. Lo identifica che un modello simile allo Zippo, il classico accendino portato dagli americani sbarcati durante la seconda guerra mondiale. Aldino ne rimane incantato, al punto da prendere una decisione incredibile per lui.
Con calma e lentezza, tenendo il corpo dell’accendino con la mano sinistra, con la destra solleva il coperchio, liberando la rotella di accensione e lo stoppino. Non senza un brivido lungo la schiena, dovuto al fatto di stare compiendo una nefandezza nei confronti del legittimo proprietario dell’oggetto, con un movimento repentino gira la rotella.
Una manciata di scintille e la piccola fiamma. Aldino l’avvicina al volto, incuriosito. Non ricorda più paure e ansie, avverte solo una naturale curiosità per quella fiammella. Come tutte le fiammelle di un accendino del genere, non è mai uguale, danza sullo stoppino. E parla ad Aldino.
“Salve, padrone.”
A questo punto, una persona come il nostro Aldo, normalmente avrebbe lasciato cadere l’accendino e sarebbe corso via a gambe levate. Invece, questa volta, Aldo resta affascinato dalla voce della fiammella e quasi senza rendersene conto, le risponde.
“Chi sei?”
“Sono chi esaudirà un tuo desiderio. Chiedi e avrai.”
Quanto è veloce un pensiero? Quanto tempo impiega Aldino a visualizzare il suo desiderio, il desiderio che sogna da quando, poco più che ragazzino, sulla scrivania del fratello maggiore aveva visto il fumetto?
“Voglio essere Superman.”
L’accendino, se ancora lo vogliamo chiamare in questo modo, cade a terra non più sostenuto dalle mani di Aldino. Cade e quando rovina al suolo la fiammella si spegne, il coperchio si richiude, il tutto rotola per qualche centimetro, andando a concludere la corsa sul fumetto che giace sul marciapiede.
Sulla copertina, Superman vola nella sua posa classica, con disegnato il volto perplesso di Aldino.
foto: web
un gioiellino questo racconto breve. il gioco di rimandi tra Aldino/Aladino è simpatico e il finale beffardo è davvero azzeccato. ben delineata, poi, la pavida psicologia del protagonista che prende corpo riga dopo riga per sublimare nell’atto stesso del suo impossibile esorcismo superumanoide
: ))
"Mi piace""Mi piace"