“Il momento esatto in cui accadde, Giulio non lo seppe mai. Era, come suo solito, in viaggio da un piccolo anonimo paese delle pianure a un altro piccolo anonimo paese delle colline. L’unica differenza tra i due luoghi, a detta di Giulio, si sarebbe concretizzata nell’utilizzo o meno del freno a mano al momento del parcheggio. Aveva anche smesso di ascoltare le trasmissioni radio quel giorno. Non ne poteva più di sentirsi ripetere per l’ennesima volta da una voce impostata il macabro conteggio delle vittime negli ultimi due attentati, o le previsioni di crescita o meglio decrescita del mercato mondiale dopo il definitivo scioglimento del Polo Nord.
Per questo dalle casse della sua ormai fuori moda autovettura uscivano in quel momento le note di gruppi musicali ormai estinti e passati alla storia.
Gli ultimi chilometri prima dell’arrivo combaciavano con una stradina semi-sconosciuta dai viaggiatori occasionali di quei luoghi. Era percorsa perlopiù dai residenti e per questo a quell’ora risultava sempre deserta. Giulio non si stupì quindi di non trovare anima viva lungo quell’ultimo tratto di percorso.
Giunto in paese parcheggiò la macchina più o meno nel solito posto, nella piazza principale, vicino al locale del suo cliente.
Il rappresentante di patatine e snack confezionati non rientrava nella rosa dei possibili futuri della sua adolescenza. Ma gli incroci della vita lo avevano portato in quella direzione e onestamente lui non se l’era mai sentita di cambiare strada.
In ogni caso, Giulio aveva già fatto pace da tempo col suo presente.
A difesa di Giulio bisogna dire che non era una persona stupida. Tutt’altro.
Una volta sceso dall’auto gli ci volle solo una manciata di secondi per realizzare che qualcosa non andava. Non si vedeva in giro nessuno. Quella era la prima considerazione che naturalmente saltava agli occhi.
Ma era una situazione che sebbene difficile da accadere, poteva comunque avverarsi grazie a determinate circostanze, seppure per un breve lasso si tempo.
Osservando meglio però Giulio capì che non si trattava di una mera coincidenza di fattori.
Auto abbandonate con la portiera aperta e il motore acceso, se non addirittura ferme dopo aver evidentemente arrestato la loro corsa contro ostacoli come muri, pali o altre auto.
Tavolini di bar diligentemente occupati da caffè, gelati o aperitivi e nessun avventore.
Avvicinandosi a un’auto lasciata aperta Giulio si avvide che l’autoradio era sintonizzata sulla stazione più seguita della nazione. Non trasmetteva musica né spot, né tantomeno le consuete voci dei deejay del momento.
Entrò con molta calma nel bar del suo cliente. Nessuno. Lo schermo televisivo appeso in fondo alla sala trasmetteva una partita. In quel periodo erano in corso i mondiali di calcio, sport che a Giulio non aveva mai suscitato grande entusiasmo. Osservò con attenzione per qualche secondo le riprese. La camera fissa inquadrava un campo vuoto e spalti deserti.
Giulio fu inconsciamente attratto dal rumore dell’acqua che scorreva dal rubinetto dietro il bancone del bar. Lasciato aperto. Lo chiuse con un gesto lento e automatico, realizzando in quel momento l’unica possibile verità.
Era un uomo concreto. Gli piaceva ricordare la frase attribuita a Sherlock Holmes.
Una volta eliminato l’impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile dev’essere la verità.
In quel paesino di collina non c’era più nessuno. La radio trasmetteva dalla capitale e anche lì non c’era più nessuno. I mondiali di calcio si svolgevano dall’altra parte del globo e anche lì, indiscutibilmente, non vi era più nessuno.
Giulio si spillò una birra rossa con gli stessi decisi movimenti che aveva visto fare centinaia di volte dal suo cliente e si sedette a uno dei tavolini, uno di quelli liberi, e si sentì incredibilmente in pace.
Trascorse molti anni in giro per il mondo.
Come abbiamo già detto si trattava di una persona molto intelligente ed estremamente auto-adattativa. Non gli ci volle molto per imparare a pilotare aerei o governare moderni navi transatlantiche.
Si trovò ad avere un pianeta intero a sua disposizione e anche quando le centrali elettriche smisero di funzionare e alcune zone del mondo diventarono invivibili a causa della mancanza di manutenzione su fabbriche e centrali nucleari, Giulio non si scompose.
Individuò un’isola paradisiaca in mezzo all’Oceano Pacifico, stivò su una nave da crociera tutto quello che gli sarebbe servito per il resto della vita e partì.
Presumibilmente morì mentre osservava il tramonto sull’oceano, si pensa alla veneranda età di novantadue anni. Ma non avendo certezza della sua data di nascita è sempre stato difficile attribuirgli una età certa.”
A questo punto il maestro si interrompe, volta le spalle ai suoi piccoli allievi con la scusa di bere un sorso e aspetta le inevitabili domande.
“Ma noi come facciamo a conoscere la sua storia? “
“Perché per nostra fortuna, Giulio era un appassionato scrittore. Negli ultimi anni della sua vita dopo il ritiro sull’isola tenne un dettagliato diario di tutte le sue esperienze. É grazie a quello che rimase di quegli scritti che abbiamo stabilito che Giulio è stato uno dei primi detentori del POTERE.”
Un mormorio di ammirazione e paura si leva dai piccoli allievi.
“Lui ovviamente non lo ha mai realizzato veramente e non seppe mai come sfruttare tale capacità in modo consapevole. Ma Giulio aveva il potere di realizzare i suoi desideri solo volendolo. Tutta l’umanità a parte lui sparì dall’Universo solo perché Giulio in quel dato momento riuscì a formulare il suo desidero nel modo corretto. Lo desiderò fortemente. Tanto che accadde.
Per fortuna gli esseri come Giulio nella Storia si contano sull’estremità di un’appendice e l’unico ancora vivente ora è ben controllato dai nostri psico-ibridi.
Un mormorio di sollievo si leva dai piccoli allievi.
Il maestro sorride benevolmente, conoscendo già bene le reazioni dei ragazzi.
“E comunque, cari ragazzi, dobbiamo essere molto grati a Giulio, l’ultimo uomo sulla Terra. Vedete, i nostri studiosi hanno calcolato che se Giulio non avesse fatto sparire i suoi simili esattamente quel giorno di un milione e mezzo di anni fa, il suo pianeta non avrebbe retto alle alterazioni causate dalla specie umana e si sarebbe lentamente consumato fino a diventare un mondo sterile. Invece, guardate…”
I piccoli zampettano veloci sulle loro appendici inferiori andando ad appoggiare i globi oculari sull’oblò panoramico della nave interstellare.
Al di là della spessa parete trasparente, un meraviglioso pianeta bianco azzurro splende della luce riflessa dal suo sole, mentre un satellite olografico in orbita geostazionaria lo indica come Parco Naturale Galattico N° 3.
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